Repubblica 21.1.16
Le case dei migranti marchiate con porte rosse “È l’apartheid inglese”
A Middlesbrough e in altre città. Esplode la polemica Fa un errore nel tema, bimbo scambiato per terrorista
di Enrico Franceschini
LONDRA.
Le porte rosse come la “lettera scarlatta” della letteratura, ovvero
come marchio di infamia. Oppure, peggio ancora, come la stella di David
gialla con cui i nazisti identificavano gli ebrei. È la terribile accusa
sollevata da un’inchiesta del Times di Londra, secondo cui la società
privata che si occupa per conto del governo di fornire accoglienza ai
rifugiati, inclusi i migranti arrivati dalla Siria, li fa
deliberatamente alloggiare in abitazioni con una porta rossa, affinché
possano essere identificati facilmente dall’esterno. Con il risultato
che i profughi subiscono abusi, molestie, violenze. La compagnia
responsabile nega. Il ministero degli Interni tuttavia esprime profonda
preoccupazione e ha aperto un’indagine. Intanto il quotidiano londinese
titola in prima pagina: «Apartheid nelle strade della Gran Bretagna».
Di
sicuro ieri non è stata una buona giornata per le autorità che devono
far rispettare l’ordine in questo paese. I giornali hanno riportato
un’altra notizia a dir poco raccapricciante. Un bambino musulmano di 10
anni, alunno di una scuola elementare del Lancashire, ha scritto per
errore in un tema: «Vivo in una casa di terroristi». Invece di
“terrorist house”, voleva scrivere “terraced house”, le case a schiera,
tipiche del panorama urbano inglese. Lo sbaglio nell’ortografia gli è
costato caro: gli insegnanti hanno chiamato la polizia, in conformità
con la controversa legge anti-terrorismo introdotta nel 2015, gli agenti
hanno interrogato il ragazzino, perquisito la sua abitazione e
confiscato un computer, prima di accorgersi del malinteso. Il piccolo
scolaro e la sua famiglia ne sono usciti traumatizzati. L’Associazione
Musulmani Britannici parla di decine di casi del genere in tutto il
paese e protesta contro lo stereotipo che vede in ogni musulmano un
potenziale terrorista.
L’apparente politica “delle porte rosse”
sembra l’altra faccia della stessa medaglia. Forse anche peggiore,
perché in questo caso non ci sono paure di attentati a rendere
l’atteggiamento dello stato, se non giustificabile, almeno in parte
comprensibile. Le case di Middlesbrough e altre località in cui vengono
alloggiati i rifugiati (molti dei quali sono musulmani come il bambino
ingiustamente sospettato di terrorismo per un errore di spelling)
appartengono a Stuart Monk, un costruttore con un patrimonio di 175
milioni di sterline, assoldato per l’occasione dalla G4s, azienda
privata che fornisce sicurezza pubblica, a pagamento s’intende (e che fu
già al centro di uno scandalo per non avere assunto abbastanza guardie
per le Olimpiadi di Londra del 2012). Su 168 case di rifugiati
controllate dal Times, 155 hanno un portoncino rosso. I migranti
interpellati dal quotidiano raccontano di porte imbrattate con
escrementi o simboli del National Front, un movimento di estrema destra,
insulti e minacce. E un ex-deputato laburista paragona la porta rossa
alla stella gialla fatta indossare agli ebrei dai nazisti.
Intanto,
per affrontare l’emergenza migranti il presidente della Commissione
europea Jean-Claude Juncker chiede un prolungamento del vertice
straordinario Ue di febbraio per approfondire il problema dei rifugiati.
Mentre ieri la Macedonia ha chiuso la sua frontiera per i migranti
provenienti dalla Grecia. Una misura temporanea, fa sapere Skopje, in
attesa di risolvere problemi insorti sulla rete ferroviaria.