Repubblica 21.1.16
“Servono più campi profughi vicini ai conflitti”
di Marco Panara
DAVOS.
Migranti, l’ondata che sta rispezzettando l’Europa. La terapia non c’è.
Il vice cancelliere socialdemocratico e ministro dell’economia del
governo Merkel, Sigmar Gabriel, ritiene che il flusso continuerà ad
accompagnare l’Europa per molti anni a venire anche dopo che sarà
superata la crisi attuale. Ci sono tuttavia alcune politiche che è
necessario adottare, rapidamente. «Dobbiamo impegnarci per risolvere il
conflitto in Siria — dice Gabriel — e i colloqui delle prossime
settimane saranno cruciali. Ma non siamo soli al tavolo, ci sono anche
Iran e Arabia Saudita, le cui relazioni attraversano un momento di forte
tensione, che sono parte in causa. Ci vorrà tempo per costruire un
terreno comune di dialogo. La seconda cosa, ma non in ordine di
importanza, è supportare i campi di rifugiati in altri paesi più vicini
al conflitto (come la Turchia, ndr) per evitare che accelerino il
passaggio verso l’Europa. Dobbiamo proteggere meglio i confini
dell’Europa e dobbiamo lavorare per l’integrazione».
La Germania
tra i paesi europei è quello che sta subendo la pressione maggiore,
destinata ad aumentare dopo le chiusure di Svezia e Austria. Ed è stata
colpita al cuore dai fatti di Colonia. «Ci sono argomenti che non
abbiamo trattato sempre con la necessaria franchezza — ha detto Gabriel —
e il problema della violenza sulle donne non è nato a Colonia. Sei mesi
fa il ministro della giustizia ha presentato un pacchetto di norme per
contrastare con maggiore forza questi crimini, ma quel pacchetto ha
incontrato una dura opposizione in Parlamento di conservatori che temono
una discriminazione contro gli uomini. Dobbiamo guardare la situazione
con realismo, abbiamo fatto entrare un numero rilevante di immigrati, ma
non abbiamo guardato a fondo cosa portavano nel nostro paese. Ma se non
siamo realisti sarà più difficile trovare soluzioni».
All’incontro,
organizzato a Davos da Lena (Leading European Newspaper Association)
all’interno del programma del World Economic Forum, hanno partecipato,
insieme a Gabriel, il primo ministro svedese Stefan Lovfen, il primo
ministro serbo Aleksandar Vucic, il direttore generale
dell’Organizzazione Internazionale per le migrazioni William Swing e
l’imprenditore Hamdi Ulukaya, creatore e capo azienda di Chobani,
l’azienda Usa che ha conquistato gli americani con il suo yogurt greco
biologico.
Vucic non crede nell’efficacia di una chiusura delle
frontiere europee. «Siamo pronti a collaborare su tutto — ha detto — ma
dubito molto della capacità di controllare migliaia di chilometri di
frontiera. La gente che arriva non è peggiore di noi, con le migliaia di
persone passate in Serbia abbiamo avuto solo 9 casi di crimini
commessi. Il probelema è integrarli rapidamente ed efficacemente, e
l’Europa deve assumere una posizione ed un impegno altrimenti i problemi
economici e sociali diventeranno sempre più difficili da gestire ».
«Abbiamo
avuto negli anni molti crimini contro le donne — ha ammesso il primo
ministro svedese Lofven — ma la maggior parte di questi crimini sono
opera di gang criminali. Non c’è una religione che accetta la violenza
sulle donne, ma con coloro che arrivano dobbiamo essere chiari sui
valori dei nostri paesi e capaci di trasmetterli. Il problema
nell’affrontare questi argomenti è che c’è una parte della popolazione
che pensa che siano persone peggiori di noi».