Repubblica 20.1.16
Mps sprofonda, ieri -14,37% “Qualcuno intervenga”
La
capitalizzazione di Rocca Salimbeni dimezzata in meno di un mese
Contatti con il Tesoro che punta tutto sulla soluzione del nodo bad bank
di Andrea Greco
MILANO.
Piazza del Campo è - ancora - il campo del gioco violento tra le banche
italiane e i mercati. Il secondo giorno di botte ha portato la
capitalizzazione Mps a 1,9 miliardi(-14,37% ieri) e dimezzata nel 2016.
Siamo ormai a un quinto del patrimonio netto, un livello da banche
greche. Malgrado il divieto Consob di cedere allo scoperto, le vendite
piovono. Anche sui bond, venduti a rimorchio dell’azione: i tre
subordinati quotano a 75 su 100. Tre emissioni da 3,5 miliardi che per
la Borsa ne valgono quasi uno in meno, molti nelle tasche dei
correntisti. Proprio la perdita di valore dei 2.100 sportelli preoccupa
di più il management. Fino a venerdì, si dice a denti stretti a Rocca
Salimbeni, «la rete teneva», malgrado il pessimo avvio d’anno
borsistico. Lunedì e martedì, mentre l’azione perdeva un doppio 14%
senza freni, c’è stata «un po’ di tensione» tra i clienti. Non è un
problema di liquidità: a Siena ripetono che non ce n’è mai stata tanta,
più dei 20 miliardi di fine settembre scorso. Il problema, ormai
evidente, è che «si stanno creando i presupposti per una crisi sistemica
delle banche italiane».
All’amministratore delegato Fabrizio
Viola è toccato festeggiare il 58° compleanno a Francoforte, per un
incontro all’Eurotower sulla vigilanza macroprudenziale, nel gergo detta
“Srep”. Niente di specifico, una riunione già in agenda, in cui
presenziavano altri colleghi (tra cui l’ad di Ubi Victor Massiah, che
potrebbe tornare a vestire i panni di cavaliere bianco). Ma la vicinanza
agli sceriffi della Bce, che lo tartassano da un anno e mezzo, ha
acuito nel manager romano la sensazione di impotenza. «Le altre crisi
Mps questi anni nascevano dall’interno e si poteva lavorare per
risolverle - ha detto sconsolato ai collaboratori - stavolta abbiamo le
mani libere ma poco da fare». Viola e i suoi sperano che «qualcuno si
muova e abbia la forza di risolvere una situazione che riguarda tutto il
settore italiano », prima che sia tardi. A prova di come Siena sia solo
l’epicentro, più banchieri nelle ultime ore hanno telefonato il Tesoro.
«Cosa pensate di fare mentre il mercato ci batte e i clienti si
spaventano? », era il tenore delle domande. Il Tesoro, si apprende,
monitora la situazione e l’assenza di elementi nuovi pur davanti a
«prezzi da tragedia europea», nella guerra di nervi tra politica,
istituzioni, listini. A via XX settembre cercano di tenerli saldi, e
puntano molto sulla bad bank per sminare una parte dei 201 miliardi di
sofferenze. Settimana scorsa il ministro Pier Carlo Padoan ha presentato
la bozza che prevede garanzie statali da far pagare ai veicoli che
volessero cartolarizzare crediti e scontarli per cassa alla Bce.
Peggiore è il contesto, più serve e s’avvicina la bad bank: l’Ue ha
risposto chiedendo altre informazioni, che sono partite e il nulla osta
di Bruxelles, atteso da un anno, potrebbe arrivare entro domenica.
Certo
Mps, con 26 miliardi di sofferenze nette, godrebbe più di tutti per una
bad bank. Proprio le ripetute dichiarazioni d’intenti dell’Eurotower
sul tema la rispingono nel gorgo. Il Tesoro lo sa: a Siena è azionista,
con un 4% avuto a luglio al posto delle cedole sui Monti bond, allora
240 milioni oggi limati a 90. Ma la minusvalenza non è nulla in
confronto alle ricadute reputazionali e politiche dell’eventuale crac
della banca retta per anni dagli esponenti del Pd tramite la Fondazione
omonima. L’ente, che aveva il 51% e ora un piccolo 1,5%, non può che
abbozzare: «L’andamento di Mps non trova giustificazione nei dati
aziendali, per cui la banca è stabile sotto l’aspetto economico e
finanziario a seguito della piena attuazione del piano industriale, che
ha già dato risultati positivi nei primi nove mesi del 2015», ha detto
il presidente Marcello Clarich, ribadendo la fiducia ai manager. Proprio
i conti 2015, il 5 febbraio, sono un test. L’attesa era tornare
all’utile dopo anni di rossi miliardari, ma l’obolo da 160 milioni per
salvare le quattro banche (tra cui la vicina Etruria) rimanderà
l’appuntamento.