La Stampa 20.1.16
Europa e banche, lo scontro persiste
Poca fiducia dagli investitori
di Marcello Sorgi
Sui
due fronti aperti del governo - banche ed Europa - non ci sono segni di
miglioramento. La quasi contemporanea e concordata frenata del
presidente della Bce Draghi e del ministro dell’Economia Padoan, a
proposito degli accertamenti disposti da Francoforte sulle sofferenze
degli istituti di credito italiani, non è bastata a invertire la
tendenza al calo di fiducia degli investitori: malgrado la ripresa di
tutte le Borse in Europa, Milano compresa, i titoli bancari infatti
hanno continuato a scendere, record negativo quello del Monte dei
Paschi, che ha ormai perduto metà del proprio valore. A poco è servita
la rassicurazione sul fatto che i controlli avviati dalla Bce siano di
ordinaria amministrazione. Gli investitori vedono che la soluzione
progettata dal governo per alleggerire i bilanci delle banche - una “bad
bank” in cui far confluire i più pesanti tra i crediti incagliati - non
è a portata di mano: anzi è uno dei punti complicati del contenzioso
che oppone Renzi alle autorità di Bruxelles.
Il braccio di ferro è
andato in scena anche ieri all’Europarlamento, dove il capogruppo del
Ppe, il tedesco Weber (per chi non lo ricordi, autore di un durissimo
attacco a Renzi già al suo esordio a Strasburgo) è tornato a criticare
l’Italia per le resistenze ai finanziamenti alla Turchia per
l’immigrazione, subito rintuzzato da Pittella e Bonafè. Dietro le
quinte, s’intuisce una crescente preoccupazione istituzionale, dal
Quirinale a Bankitalia all’Eurotower, per l’insistenza di Renzi nella
linea di contrapposizione con la Commissione. Ma si sa che il premier
italiano ha da sempre una certa allergia per questo tipo di collegamenti
tra le istituzioni, che percepisce come una specie di tutela non
richiesta e di limitazione alla propria iniziativa politica.
Non è
escluso che i timori diffusi a livello istituzionale siano indotti
anche da una pressione informale delle stesse autorità di Bruxelles: ed è
anche questo che spinge Renzi, che non tollera sentirsi circondato, a
tenere alta la guardia contro Juncker, Merkel e i loro collaboratori,
anche a costo di portare lo scontro fin quasi al punto di non ritorno.
Ci
vorrà più di una settimana, fino al 28, data dell’appuntamento del
premier con la Cancelliera tedesca, per capire quali margini di
ricomposizione siano rimasti dopo quasi tre settimane di scontri
quotidiani. Intanto anche ieri, rallegrandosi per la crescita dei posti
di lavoro certificata dall’Inps e per i nuovi investimenti in Italia
della Cisco, Renzi ha ribadito che non ha alcuna intenzione di far
marcia indietro.