mercoledì 20 gennaio 2016

Repubblica 20.1.16
Il reportage
La nuova destra al potere ha bloccato la Corte costituzionale e minaccia la stampa. “Stanno svuotando la democrazia” Così svanisce il miracolo polacco
“Vogliono vendetta contro chi difende la libertà”
di Andrea Tarquini

VARSAVIA «COMPRA una Bmw, piacere di guidare», «Vesti moda italiana», «scegli la qualità FiatChrysler», grida da anni la pubblicità luminosa come a Times Square dai grattacieli di Varsavia. Adesso altri slogan la affiancano: «Libertà di parola», «Democrazia», «Difendiamo la Costituzione», dicono i megaposter affissi da Gazeta Wyborcza, il quotidiano liberal di Adam Michnik nel mirino del potere che gli invia contro cortei di esorcisti. Grandi firme e stimati direttori di rete dei media pubblici epurati cedono il posto agli yes-men. Paura nel parastato, «da noi alla Orlen, prima azienda nazionale, il nuovo amministratore delegato è un incompetente amico del Palazzo», mi sento confessare. Chiesa ostile a Francesco, golpe anti-Consulta. La Corte costituzionale può legiferare solo con tutti i 15 giudici presenti, le mancano tre nominati legalmente dal vecchio Parlamento ma ricusati dal presidente: Andrzej Duda che in uno spot salva un’ostia caduta di mano al prete. «Adesso tremiamo anche noi, non siamo più soli nemmeno sul web», ti confessano i giovani trendy davanti ai migliori licei, figli del miracolo economico polacco: i servizi controlleranno anche chi naviga in rete. Cuore di tenebra qui dove iniziò la caduta del Muro. «È l’Orbànizzazione, modello ungherese in Polonia: democrazia svuotata dei contenuti», accusa Ryszard Petru, leader di Nowoczesna (i Moderni), nuovo partito liberal che si riunisce tollerato in un’aula universitaria di periferia. «Chi ci critica è traditore nel codice genetico», replica Jaroslaw Kaczynski che vive con mamma e dorme col gatto, leader storico della destra al potere. Ecco la Polonia che la premier Beata Szydlo ha difeso ieri davanti all’Europarlamento, la Polonia indagata dalla Commissione europea sui valori dello Stato di diritto.
Il potere si difende. «La Commissione mostra che il problema è la sua mancanza di leadership », dice Ryszard Czarnecki, uomo-chiave del PiS, il partito del presidente. «Verrà un altro milione di migranti, Bruxelles teme più i cambiamenti da noi. Simili controlli sui media esistono anche in Germania (ma non si avvicinano neanche a quelli polacchi, ndr). I polacchi pensano che Bruxelles ci attacca per le nuove tasse su banche e supermercati che colpiscono interessi occidentali, e non amano sentirsi dettar legge da fuori».
«Non facciamo politica, parlano i mercati», osservano i banchieri occidentali qui: «Standard& Poor’s ha abbassato il rating, outlook negativo per incertezze sulla democrazia; Borsa giù, zloty ai minimi. La crescita continua ma per un terzo viene dai fondi Ue: un 1,2 per cento di Pil annuo che Francia e Italia, Olanda e Finlandia paesi pagatori sognano». Downgrading ingiusto, replica il governo. Attirano cortei con bandiere nazionali, i no patriottici all’Europa.
«La società civile non si arrende, viene in piazza con noi, chiede dialogo e rispetto della Costituzione », nota Mateusz Kijowski. Ha fondato lui il Kod, Comitato di difesa della democrazia. Evoca volutamente il Kor dei padri storici del dissenso. «Chi ha votato per il PiS ha creduto a promesse violate di più welfare e giustizia sociale. Violano leggi e Costituzione. Coi loro no al dialogo rischiamo la guerra civile. Magari manderanno contro di noi i tifosi hooligans. Anche qui c’è un’anima nera nazionalista e antisemita». L’opposizione diventa “passaparola” della società civile, quasi come nel comunismo: nascono siti informativi e istruzione parallele, «siete i nostri eredi » dicono in piazza e sul web gli ultimi dissidenti con sul volto i segni di anni nelle galere bolsceviche.
Il potere non tratta. «Hanno riaperto l’inchiesta sulla tragedia aerea di Smolensk dove morì il fratello di Kaczynski, il ministro della Difesa Macierewicz parla da tempo di complotto russo cui la Nato dovrebbe rispondere », narra Konstanty Gebert, intellettuale di punta della comunità ebraica. «Temo che Kaczynski desideri vendetta, sogni processi », dice Petru in quell’aula d’università, evoca incubi da “Buio a mezzogiorno”.
Dissidenti di ieri e oggi insieme, ma 25 anni fa la Chiesa era al loro fianco. Oggi solo il vescovo Pieronek parla di “ora del Demonio”. A messa e in strada l’episcopato spinge le anime verso il potere. Da Mehring, che in pessimo tedesco ha definito Martin Schulz «erede dei nazisti» all’arcivescovo Michalik convinto da anni che «i cattolici votano per i cattolici, gli ebrei per gli ebrei», a Gadecki secondo cui «Francesco sbaglia». Padre Lemanski, prete spretato perché elogia Bergoglio e dialoga con gli ebrei, prega con gente con la kippah nelle piazze innevate di Varsavia.