Repubblica 20.1.16
Walesa: “Da qui una minaccia per l’Europa”
L’ex presidente polacco: “il governo autoritario specula sulla crisi, l’Ue deve isolarlo”
intervista di A. T.
“NELL’EUROPA
scossa da crisi economiche e sociali, forze che propongono soluzioni
assurde avanzano ovunque, come Marine Le Pen in Francia. Da noi si vede
cosa accade quando sono al potere». Lech Walesa, ex presidente polacco e
premio Nobel per la pace, parla nel suo ufficio di Danzica del suo 1989
tradito.
Controlli sui media, giustizia addomesticata, che resta della rivoluzione che abbatté i Muri?
«Tutto
il mondo globale, anche la Polonia, cerca disperatamente risposte alla
crisi. La mancanza di proposte giuste a problemi nuovi causa vittorie
come quelle di Marine Le Pen in Francia, o di Kaczynski qui. Senza nuove
soluzioni, veramente democratiche, forze politiche di quel genere prima
o poi prendono il potere».
Troppo tardi?
«Dobbiamo
ripensare e in parte rifondare la democrazia, avvicinarla ai cittadini,
renderla più capace di ascoltarli e capire i loro problemi reali. Non è
ancora troppo tardi».
Kaczynski dice di ispirarsi al modello autoritario ungherese. Come fermarlo?
«Ce
la faremo solo se capiremo che Orbán o Kaczynski non sono
necessariamente un pericolo eterno, ma nemmeno nascono dal nulla. Sono
risultati del malcontento. E la protesta dei cittadini scontenti della
realtà di per sé è giustificata. La gente vuole soluzioni migliori a
concreti problemi quotidiani. Ecco cosa spinge a votare per quelli là e a
mandarli al potere. Noi ragionevoli dovremmo organizzarci e trovare
soluzioni concrete migliori».
Kaczynski dice che chi lo critica ha il tradimento della patria nel codice genetico, che ne dice?
«Sono
affermazioni assurde, con toni che spaccano il paese. Se si difendesse
dalle critiche con un altro linguaggio, potrebbe ottenere qualche
risultato. Ma non lo sa fare. Quindi alla fine verrà sconfitto».
E gli attacchi nazionalisti del suo governo all’Unione europea?
«Non
è possibile trovare soluzioni ai grandi problemi né con l’autoritarismo
contro i media né con ricette nazionali, e la società civile non è
ancora morta».
Deve cambiare anche l’Europa?
«In Europa si
svolge un processo naturale. Anche se Orbán e Kaczynski dovessero
distruggere i valori comuni costitutivi, confido in un soprassalto
democratico europeo: creare una nuova Ue, per cui voglio battermi, che
non lascerà entrare gli Orbán e i Kaczynski nei sui ranghi. Perché
questi due leader non capiscono che l’Unione è necessaria, è il luogo in
cui tutti noi europei possiamo trovare soluzioni comuni, liberarci dal
peso delle memorie del passato. Va migliorata ma è indispensabile: nel
mondo globale non funzionano piccoli Stati ed egoismi nazionali. E in
Polonia ce la faremo, anche se oggi in tanti sono rassegnati. Ricordi
l’89: tanti disperarono, alla fine vincemmo, fondando una democrazia che
incluse anche gli sconfitti».