Repubblica 18.1.16
“Profughi, emergenza permanente”
Allarme Onu. Dal 2000 quadruplicati i bisognosi di sostegno internazionale: 125 milioni, la metà sono rifugiati
di A. B.
BRUXELLES.
Il numero di persone che nel mondo necessitano di aiuti umanitari è
quadruplicato dal Duemila, arrivando alla cifra di 125 milioni. Di
questi, 60 milioni sono profughi che hanno dovuto abbandonare le proprie
case: una popolazione pari a quella dell’intera Italia. Per costoro, le
possibilità di far ritorno sono modeste e comunque lontane nel tempo:
la durata media dell’ “esilio”, per i rifugiati, è di 17 anni.
La
comunità mondiale ha reagito a questa situazione con generosità
crescente, ma ancora insufficiente. Per aiutare i milioni di persone
vittime di guerre, carestie e disastri naturali, l’anno scorso sono
stati spesi 25 miliardi dollari. Si tratta di una cifra 12 volte
superiore a quella stanziata nel Duemila. E tuttavia non basta. Se
vogliamo far pienamente fronte all’emergenza, mancano all’appello ancora
15 miliardi di dollari.
Per risolvere questa situazione e colmare
il divario, il segretario delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha creato
un panel di esperti presieduto dalla vicepresidente della Commissione,
Kristalina Georgieva, e dal sultano di Perak, che ha reso ora pubblico
il suo rapporto. Il documento sarà discusso alla riunione mondiale dei
donatori che si terrà ad Istanbul a fine maggio.
Tra i
suggerimenti presentati, c’è quello di creare forme di “prelievo
volontario” da parte dei governi per finanziare una emergenza che è
ormai considerata strutturale e permanente. Inoltre il rapporto
suggerisce di creare un ” responsibility index“ per misurare se,
all’aumento del Pil di molti Paesi emergenti, corrisponde un equivalente
aumento dei contributi versati per gli aiuti umanitari.
Altra
voce importante è la razionalizzazione degli aiuti, sia per quanto
riguarda le spese logistiche, che oggi coprono circa il 10% dei costi
totali, sia per quanto riguarda la logica degli interventi. «Oggi il
mondo degli aiuti umanitari assomiglia ad una partita di pallone tra
bambini di otto anni – commenta la Georgieva – tutti corrono dietro alla
palla, cioè all’ultima emergenza, mentre ci sono interi settori del
campo che restano scoperti». Tra le raccomandazioni c’è anche quella di
fornire aiuti diretti preferibilmente alle donne: questo non solo
garantisce che i soldi spesi siano meglio utilizzati, ma contribuisce
anche a rialzare lo status delle donne. ( a. b.)