Repubblica 18.1.16
Le nuove rotte: ecco il corridoio che spaventa Vienna
Viminale in allerta: sistema di accoglienza in tilt se scatta l’effetto tappo
Il
flusso verso la Germania costituiva finora la principale valvola di
sfogo: decine di migliaia di profughi rischiano di restare intrappolati
di Vladimiro Polchi
ROMA.
«Se l’Austria chiude il tappo, i flussi di rifugiati rischiano di
restare intrappolati nel nostro Paese». Al Viminale lo sanno bene: per i
profughi, l’Italia è spesso solo un corridoio da attraversare
rapidamente per proseguire verso i Paesi del Nord Europa, Germania in
testa. Ed è anche questo “sgocciolamento” a evitare il collasso della
macchina dell’accoglienza: una rete di centri governativi e strutture
temporanee che il 15 gennaio scorso ospitava 103.289 persone.
E
così mentre il piano Ue di ricollocamento dei rifugiati non decolla, la
chiusura dell’Austria può mandare in tilt il nostro sistema. «I flussi
in uscita dall’Italia — spiega Christopher Hein, consigliere strategico
del Consiglio italiano rifugiati — attraversano proprio il valico del
Brennero e la frontiera svizzera, molto meno quella francese, visto
l’intensificarsi di controlli a Ventimiglia». Il nostro è per molti un
Paese di transito: «Le destinazioni principali — conferma Hein — restano
Germania e Svezia. La Gran Bretagna è preferita da afghani e pakistani.
Francia e Belgio da chi proviene dall’Africa occidentale».
Nel
2015 in Italia sono sbarcate 153.842 persone, in gran parte uomini
(115.930). Tra questi, 16.478 minori. Nonostante il boom di arrivi di
dicembre (9mila), il 2015 si è chiuso in lieve calo rispetto al 2014
(-9%). Gli sbarchi sono ripresi puntuali nel nuovo anno: 1.188 al 15
gennaio 2016. Ma se a far parlare di sé sono soprattutto i flussi dalla
Siria, la realtà è ben diversa. Stando al Viminale, chi sbarca in Italia
proviene soprattutto dall’Eritrea (38.612) e dalla Nigeria (21.886).
Tra le regioni in prima linea resta la Sicilia. Lì si riversa ancora
l’onda più grossa degli sbarchi: oltre 103mila nel 2015. Tutte le altre
regioni messe assieme (a partire dalla Calabria con 29.003 arrivi) non
fanno la metà dei numeri. Due i porti dei record: Augusta con 22.391
sbarchi e Lampedusa con 21.160. Ma «l’Italia ha due debolezze», come ha
spiegato a Repubblica Mario Morcone, capo dell’immigrazione del
Viminale. La prima è sul fronte sbarchi, l’altra è sulla frontiera
Nord-Est, con l’ingresso di 3-400 profughi ogni settimana, per lo più
afghani e pakistani. Tanto che è pronto al ministero un piano per
ripristinare i controlli con la Slovenia.