domenica 17 gennaio 2016

Repubblica 17.1.16
La festività.
Entro 5-10 anni la celebrazione della Resurrezione potrebbe essere fissata nella seconda o terza domenica di aprile. Un segnale di dialogo con gli ortodossi Una rivoluzione per il rito, ma anche nel calendario di primavera di scuole e uffici
“Una Pasqua unica per tutti i cristiani” il sì degli anglicani al progetto del Papa
di Marco Ansaldo
CITTÀ DEL VATICANO. Pasqua con una domenica fissa per tutti, cattolici e ortodossi. Mettendo fine a una controversia lunga duemila anni. E con effetti sul turismo, la scuola, i calendari sportivi, le abitudini di molti, fedeli e non. Forse sarà presto così. Potranno passare dai 5 ai 10 anni: ma entro quel periodo la festa per la resurrezione di Cristo potrà avere una data fissa per tutti i cristiani. Lo ha detto l’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, che ha accolto la disponibilità offerta lo scorso giugno da Papa Francesco a discutere la data della celebrazione, in modo che cattolici e ortodossi possano celebrarla in contemporanea.
Nei prossimi mesi i leader religiosi anglicani discuteranno la questione con i rappresentanti di altri riti. E la data di Pasqua, dietro intesa con il Papa, potrà essere bloccata fra la seconda e la terza domenica di aprile. «Mi aspetto – ha spiegato l’arcivescovo di Canterbury – che questo avvenga in un periodo fra i 5 e i 10 anni. Non prima, anche perché molti hanno già stampato i calendari dei prossimi cinque anni». Ma pure perché dovranno esserci colloqui approfonditi sull’argomento.
Il problema non è di semplice soluzione, anche se i primati anglicani si sono mostrati d’accordo a tenere incontri, già avviati dal capo della Chiesa copta ortodossa, Papa Tawadros II. Per questi ultimi, ad esempio, nell’anno in corso la Pasqua cadrà il 1° maggio, e di solito varia fra le date principali dei cattolici fino a cinque settimane dopo. I copti considerano la riuscita dell’iniziativa, qualora avesse successo, come una potente dimostrazione dell’unità dei cristiani.
Francesco ha dato da tempo il suo via libera. Scherzosamente aveva anche detto: «Se un cattolico e un ortodosso si incontrano si chiedono: il tuo Cristo è risorto? Perché il mio risorge domenica prossima». Al di là della battuta, cavalcando questa iniziativa il Papa argentino è conscio di lanciare un forte segnale alla Chiesa ortodossa di Mosca, con cui il dialogo si infittisce sempre più. Obiettivo: costruire un incontro con il Patriarca, che ha mostrato disponibilità a un vertice ma non subito e prima in territorio neutro. La decisione su una data fissa porterebbe alla fine di una controversia della nella storia della cristianità. Ma a opporsi sarebbero soprattutto i tradizionalisti: la difficoltà per chi vorrà apportare i cambiamenti sarà proprio quella di trovare un punto di dialogo o di accordo. Una discussione non ancora cominciata, che avrebbe al centro questioni storiche e teologiche ancora tutte da affrontare, e che potrebbe diventare un possibile terreno di scontro con il Papa. Al momento la Pasqua è vincolata al primo plenilunio dopo l’equinozio di primavera, quindi calcolata in modo diverso dal calendario giuliano e da quello gregoriano, cadendo finora nelle domeniche fra il 22 marzo e il 25 aprile.
Già il Concilio Vaticano II si era detto disposto a tornare a una data comune. L’intesa però non fu fatta, anche se si ipotizzò la seconda domenica di aprile come data comune possibile, la stessa avanzata a giugno da Francesco in un incontro con mille sacerdoti provenienti da 90 Paesi nella basilica di San Giovanni in Laterano. Ma una data fissa per la Pasqua, è ovvio, avrebbe un’implicazione tutta da decifrare anche sul costume, toccando i calendari di uffici, scuole e attività sportive.