Repubblica 17.1.16
L’abbraccio di Francesco agli ebrei
di Marco Ansaldo
CITTÀ
DEL VATICANO. Giovanni Paolo II, poi Benedetto XVI, ora Francesco.
Quanta storia si incrocia oggi con il terzo Pontefice che varca la
soglia della sinagoga di Roma. Non ci sono questioni politiche sul
tavolo (il nuovo accordo Vaticano- Palestina), né storiche (Pio XII).
Solo una visita di carattere spirituale. Però improntata a un dialogo
che fra cattolici ed ebrei si fa sempre più fitto. Con la speranza che
questo incontro faciliti una soluzione dell’ampio fronte di problemi che
la sigla di recenti documenti su questioni religiose ha ormai avviato.
È
per questo che il direttore dell’Osservatore Romano, Giovanni Maria
Vian, definisce l’evento come “ancora più rilevante” delle precedenti
tappe, “nella crescita irreversibile della reciproca conoscenza (ancora
scarsa, per la verità) e dell’amicizia”. Sulle orme di Wojtyla e di
Ratzinger, dunque, Bergoglio entra nel Tempio Maggiore degli ebrei, dove
sarà accolto dal rabbino capo Riccardo Di Segni. Un segno di ulteriore,
reciproca apertura. «Sarà una visita vera, non ingessata - anticipa il
portavoce della comunità ebraica, Fabio Perugia -. Non vedremo in prima
fila le istituzioni, ma la gente della comunità: da chi si occupa dei
poveri ai giovani, fino agli ex deportati».
Più volte Papa
Francesco ha mostrato attenzione alla parte ebraica, anche di recente,
invitando a eliminare definitivamente atteggiamenti antisemiti:
“L’antisemitismo sia bandito dal cuore e dalla vita di ogni uomo e di
ogni donna. È una contraddizione che un cristiano sia antisemita. Le sue
radici sono ebree: un cristiano non può essere antisemita. Coltivare
sentimenti antisemiti è una grave offesa a Dio”.
Saranno molti i
particolari simbolici della visita. L’incontro si aprirà con il ricordo
di due ferite inferte nel secolo scorso agli ebrei romani. Il Pontefice
andrà prima davanti alla lapide segnata da una data, il 16 ottobre 1943,
giorno in cui le SS invasero il ghetto e deportarono 1024 ebrei romani
nel campo di sterminio di Auschwitz. Poi raggiungerà il luogo che
ricorda l’attacco terroristico del 1982 che causò la morte di Stefano
Gay Taché, bimbo di due anni, e il ferimento di 37 ebrei romani. Si
tratterà di “un omaggio alle vittime e ai loro familiari significativo –
scrive l’Osservatore Romano - come le parole che saranno pronunciate
all’interno della sinagoga”.
Giovanni Paolo II è stato il primo
Pontefice a entrare nella sinagoga nel 1986. Benedetto XVI lo fece il 17
gennaio del 2010. Forti le misure di sicurezza: 800 uomini impiegati
anche lungo il percorso dell’auto di Francesco, che sarà deciso solo
all’ultimo momento. La bonifica dell’area del Tempio Maggiore e del
Portico d’Ottavia - il quartiere ebraico – sarà ripetuta nella
mattinata, sottosuolo compreso.