domenica 17 gennaio 2016

Corriere La Lettura 17.1.16
Dio non basta, è ora di super religione
Dilagano a ogni latitudine le confessioni «visibili». Tuttavia è ormai un fenomeno globale una sorta di spiritualità trasversale dove convivono istinto di auto-potenziamento e divinizzazione di aspetti della realtà. Senza punti fermi
di Marco Ventura

Dio è la nuova superpotenza mondiale. Ha più armi degli imperi americano e sovietico di ieri e del dragone cinese di oggi; ha più territorio, più tecnologia, più menti. È ricco di sorprese, il nostro Dio super potente, e ama prender forme vecchie e nuove. Può ancora apparire con i boccoli d’oro d’un Gesù della Boston ottocentesca, con l’arte calligrafica di Fez, con le braccia di Kali. Ha però anche imparato a incarnarsi in algoritmi, neutrini e Mp3. Si rannicchia nelle grotte del Waziristan, ti scanna con la lama del pastore, digita sul satellitare un numero di Londra.
La superpotenza divina adora giocare a nascondino. Non si fa trovare e poi schizza fuori. Si solidifica, appare, e poi si dissolve, torna gassosa. In entrambe le modalità, visibile e invisibile, la super religione decide e realizza. Da un lato, il super Dio visibile dei culti tradizionali stende il suo potere sul globo. Il patriarca di Mosca benedice i missili di Putin, un ayatollah suggella il patto sul nucleare iraniano, monaci arancioni sfidano il governo per le strade di Rangoon, in Birmania. Appartengono al look del nostro tempo crocifissi, burqa, barbe, kippah, coltelli rituali. Dall’altro lato, il super Dio invisibile è ancora più potente. Egli scorre nelle vene del nuovo mondo e assorbe, sacralizzandola, la forza dei suoi motori: finanza, media, pubblicità, digitale, bio e nano tecnologie.
L’istinto di auto-potenziamento dell’uomo è la fonte di energia del super Dio invisibile. Scienziati e filosofi chiamano human enhancement il sogno dei contemporanei di aumentare, in qualsiasi modo, le capacità fisiche, cognitive, emotive e persino morali. Si alimenta di questo progetto di potenza, reale e virtuale, il nostro Dio. Dalla fusione delle due dimensioni del super Dio, visibile e invisibile, nasce una super religione che garantisce il paradiso all’uomo potenziato, così in cielo come in terra.
È così grande, la super religione, così ubiqua e pervasiva, che si fatica a vederla. Ci accorgiamo soltanto del Dio visibile e dei suoi superpoteri. Sotto i nostri occhi, egli genera guerra e pace, governa le migrazioni e la demografia, detiene il potere economico e politico, costruisce e distrugge cultura. La geopolitica della religione determina strategie nazionali e internazionali, condiziona industria, commercio e finanza. Siamo tanto indaffarati a gestire l’esuberanza del Dio visibile, tanto presi dall’ultima strage di sunniti, sciiti o cristiani, da non accorgerci che l’irrompere geopolitico del divino è solo parte della super religione. Ci sfugge la potenza del Dio invisibile.
Questi risponde con la sua offerta illimitata ogni volta che individui e gruppi domandano di avere ed essere di più. Non ha fine lo stock di cose, azioni e parole con cui il super Dio invisibile sostiene la domanda. La sua offerta vince sempre. Egli non teme la secolarizzazione e la tecnologia, non ha bisogno di separare il sacro dal profano. Può accomodarsi persino in una spiritualità senza Dio: nello yoga liberatore e nella dipendenza da Facebook; nel culto del brand e in un fitness religiosizzato, nel manager guru e in regimi alimentari trasformati in fedi. Allo stesso modo, il Dio invisibile è nel marketing di Padre Pio e nella santificazione dell’e-commerce, nell’esotismo del turismo religioso indiano e nel merchandising del santuario parrocchiale sotto casa. Egli è nelle volute d’incenso di una chiesa tradizionalista e nei pixel del megaschermo da cui canta la rockstar convertita a Medjugorje; è nel refettorio silenzioso di una comunità trappista, nell’immobilità del monaco zen, nelle cuffie wireless con cui migliaia di persone ballano la silent disco in piazza.
Se il Dio protestante, cinque secoli fa, ha cominciato a smitizzare il testo, il super Dio invisibile preferisce l’ipertesto. Prende un codice, lo incrementa, lo potenzia. Come fa il salafita con il suo Corano, prepotente perché manipolato. Come fa il mormone con il suo libro. L’energia del potenziamento umano è l’energia del Dio invisibile. Ci vuole fede per chiedere allo scienziato di migliorare le prestazioni cerebrali nel neuroenhancement , il bagaglio genetico nel bioenhancement , la corporeità attraverso la bioinformatica e la robotica, il ragionamento con l’intelligenza artificiale. In quella fede è all’opera il super Dio, con la sua straordinaria capacità di tutto mangiare e tutto digerire. Giacché egli è solidale con chi condanna l’estrema bestemmia dell’uomo che crea se stesso, ma è anche vicino all’indeciso, allo spaventato e all’affascinato, e intanto strizza l’occhio a chi si sente coautore della creazione divina perché intento a partorire nuove facoltà.
I nemici della religione di un tempo, gli alfieri della modernità scientista, sono oggi gli alleati del Dio invisibile, i veicoli dei suoi superpoteri. La fede nell’accrescimento di potenza ha bisogno del manager, del matematico finanziario, del genetista, del fisico delle particelle, del neuroscienziato, del pubblicitario, dello psicoanalista. Da ciascuno di costoro il Dio invisibile succhia una quota della fede di cui si nutre. Il Dio visibile, dal canto suo, insegue rapace i loro poteri, gettando ponti tra fedi antiche e recenti. In viaggio oltre le nuvole, sul suo jet privato, il monaco thai amministra l’obolo con l’ homebanking ; l’elettrometro di Scientology misura il percorso di celebrità e poveracci verso la perfezione; il Papa twitta, il califfo recluta sui social.
Sempre in movimento, il Dio visibile e il Dio invisibile non danno punti fermi. Ogni conquista, con loro, è provvisoria. Chi tenta la via di una fede autentica rischia di trovarsi sul palco a recitare. Chi si rifugia in una scienza libera da ipoteche teologiche può scoprirsi adepto di una fede. I cervelloni dello Stato islamico e del Pentagono sono egualmente spiazzati dal musulmano che un po’ nei bar e un po’ in rete matura la scelta di cingersi di tritolo o di denunciare il fratello radicalizzato. È tanto imprevedibile quanto potente, la super religione.

Bibliografia
Sulla dissociazione tra Dio e religione, si veda Ronald Dworkin, Religione senza Dio (il Mulino, 2014). Per la casa editrice Mimesis, Luigi Berzano dirige la collana «Spiritualità senza Dio?». Sulle traiettorie della religione contemporanea si veda anche Paolo Naso, L’incognita post-secolare (Guida, 2015). Sullo human enhancement si veda il dossier uscito sull’«Arco di Giano» nel 2014 (Enhancement umano: un dibattito in corso, a cura di Boris Rähme, Lucia Galvagni e Alberto Bondolfi). In tema di esperienza monastica, Giovanni Filoramo e Maria Chiara Giorda hanno diretto la sezione monografica della rivista «Historia Religionum» dedicata nel 2015 a Monastic transmutation. Monks in the Crucible of Secular Modernity. Alla questione del desiderio umano di superamento dei confini, Remo Bodei ha dedicato il suo ultimo libro (Limite, il Mulino