Repubblica 15.1.16
Le unioni civili e il gioco dell’oca
di Chiara Saraceno
DOPO
un’intervista di mons. Galantino, che di fatto ha definito la posizione
della gerarchia cattolica sul progetto di legge sulle unioni dello
stesso sesso, anche i parlamentari che si identificano come cattolici
dentro il Pd sono usciti allo scoperto con un documento collettivo
contro, non solo l’adozione del figlio del partner, ma ogni sospetto di
somiglianza tra unioni civili e matrimonio. Bontà loro, si dichiarano a
favore dei diritti individuali, come se questi non dovessero essere già
garantiti dalle leggi vigenti. Ma si oppongono ai diritti delle coppie e
scaturenti dalle relazioni di coppia. Di più, dopo aver imposto
modifiche al progetto di legge originale, proprio per accentuare le
differenze con il matrimonio, ora dicono che, a seguito di quelle
modifiche, il progetto di legge è pasticciato ed è meglio riscriverlo
daccapo, rimandandone la discussione alle ennesime calende greche. Poco o
nulla è cambiato rispetto a quando venne affossato il progetto di legge
sui Dico, e con esso il governo Prodi, nonostante oggi anche chi si
oppone al progetto di legge Cirinnà affermi che si deve fare qualcosa
per le coppie dello stesso sesso.
Chi, ingenuamente, pensava che
la Chiesa di papa Francesco, con la sua enfasi sulla misericordia
piuttosto che sulla condanna, non solo cambiasse la propria posizione in
materia, ma incoraggiasse i cattolici ad essere più rispettosi delle
posizioni di chi non si identifica con le posizioni della Chiesa, deve
fare i conti con il principio di realtà. Il Sinodo della famiglia ha
ribadito la tradizionale posizione della Chiesa in argomento, sia pure
con il linguaggio del rispetto e della compassione. Appunto,
misericordia e compassione non sono in contraddizione con la ribadita
pretesa di essere depositari del potere di definire il lecito e
l’illecito, l’umano e il disumano, non solo all’interno della comunità
dei credenti, ma erga omnese nei confronti degli Stati che legiferano in
argomento.
È, ovviamente, un diritto della Chiesa affermarlo. Ma
non sta, non dovrebbe, essere nel potere di parlamentari e governanti
imporre la visione del magistero cattolico nel legiferare. So bene che
ci sono anche alcuni non cattolici che la condividono, così come ci sono
molti cattolici che invece dissentono. Ma il fatto politico è che sia
gli organizzatori dei vari “family day”, delle sentinelle in piedi e
consimili iniziative, sia ora i parlamentari pd che hanno firmato il
documento si identificano esplicitamente come cattolici. Il fatto che la
gerarchia cattolica, come esplicitato anche da mons. Galantino
nell’intervista alCorriere della Sera, non ritenga utile in questa fase
un nuovo “family day” per contrastare l’approvazione del progetto di
legge Cirinnà non deve essere frainteso. Nella logica della Chiesa di
papa Francesco funziona meglio la moral suasion, la proclamata
disponibilità al dialogo, ove i valori “non negoziabili” non sono più
gridati, ma dati per scontati, con “misericordia” e “compassione” certo,
ma sempre immodificabili.
I parlamentari pd che hanno firmato il
documento hanno colto il messaggio e, dopo aver lavorato a lungo
sottotraccia per annacquare e stravolgere le intenzioni originarie del
progetto di legge, ora hanno lanciato la bomba, rimettendo in
discussione l’intero impianto, dando così un poderoso assist sia a chi,
dentro la maggioranza, aveva esplicitato il proprio dissenso, sia alle
opposizioni. In discussione non è più solo l’adozione del figlio
del/della partner, quindi il diritto di questi bambini ad avere due e
non solo un genitore, ma il riconoscimento delle coppie dello stesso in
quanto tali. Si torna alla prima casella del gioco dell’oca. Forse è
solo una mossa tattica, per costringere i sostenitori del progetto di
legge ad accettare un ulteriore compromesso sulla pelle e a scapito dei
diritti dei bambini. Comunque sia, si tratta di una mossa che non va
sottovalutata per le sue implicazioni di breve e lungo periodo e per la
difficile laicità di questo nostro Paese, dove le grida contro il
fondamentalismo religioso altrui nascondono quello autoctono, di casa
nostra.
Renzi, così decisionista da mettere la fiducia, troncando
il dissenso interno alla sua maggioranza, su materie non marginali come
la riforma costituzionale, ha pensato di uscire dall’impasse lasciando
il voto alla libertà di coscienza. Non ho mai capito il ricorso alla
libertà di coscienza a corrente alternata, di fatto quando sono in gioco
i diritti civili, come se questi non fossero il bene fondativo della
stessa cittadinanza in un Paese democratico, quindi non a disposizione
di una o un’altra ideologia o concezione valoriale. In ogni caso, non
credo che Renzi possa cavarsela così. È in gioco la sua credibilità.