venerdì 15 gennaio 2016

Repubblica 15.1.16
La questione cattolica, i vecchi steccati e una via d’uscita
di Stefano Folli

Nessuno vuol far cadere il governo sulle unioni civili. Nessuno che si trovi nel perimetro della maggioranza. In fondo, Renzi è sopravvissuto alla riforma costituzionale e a insidie assai più scabrose dentro e fuori il Partito Democratico. Allora c’erano nodi politici ben più difficili da dirimere, oggi il contrasto tocca soprattutto le coscienze dei singoli: il che rende la materia molto delicata, ma al tempo stesso offre una via d’uscita.
Si tratta, appunto, di una questione parlamentare che come tale va affrontata davanti alle Camere. Il governo non ha motivo di farsi coinvolgere più di tanto, così come non ha alcuna convenienza ad approfondire il solco fra laici e cattolici. Che continui a esistere una diversa sensibilità sulle unioni omosessuali e soprattutto sul punto dell’adozione è evidente a tutti. Che questo segnali il riemergere di una “questione cattolica” nella politica italiana è un rischio di cui tutti sono in grado di misurare la pericolosità. Ma per fortuna è un rischio calcolato.
In realtà non c’è all’orizzonte alcun nuovo “partito cattolico” per il quale servirebbe una massa critica in termini di voti, nonché una leadership adeguata. Servirebbe, cioè, quella volontà politica che è del tutto assente sia nella maggioranza sia nella frastagliata opposizione. Basti vedere il “no” di principio espresso da Alfano con il suo gruppo centrista: non è e non vuole apparire una sfida al governo e tantomeno un gesto volto a indebolire Renzi. Alfano si preoccupa di salvaguardare il suo piccolo patrimonio di consensi e magari di allargarlo un po’ sventolando la bandiera dei valori. D’altronde non sarebbe immaginabile niente di diverso prima della manifestazione a favore della famiglia tradizionale prevista alla fine del mese.
Amaggior ragione all’interno del Pd l’attivismo dei parlamentari cattolici sembra volto soprattutto a salvaguardare le coscienze. Tanto che l’ex segretario Bersani ha suggerito una strada per garantire l’unità del partito: fissare regole severe contro la pratica del cosiddetto “utero in affitto”, un punto su cui laici e cattolici non possono non convergere. Sarebbe forse un ragionevole punto di mediazione e permetterebbe di recuperare almeno una parte dei voti in bilico al Senato, dove i numeri sono in effetti esigui. Peraltro l’esperienza storica insegna che la Repubblica ha saputo superare nel corso dei decenni i vecchi steccati fra laici e cattolici con duttilità, rispettando le convinzioni di ciascuno, ma senza abdicare al principio della laicità nella legislazione. E quando si è voluto strappare la tela da destra, come nel caso del referendum contro il divorzio promosso da Fanfani nel ‘74, la sconfitta è stata cocente. Da allora molte cose sono cambiate. Sulle unioni omosessuali la Chiesa di Papa Francesco concede oggi aperture impensabili fino a poco tempo fa, attraverso un dinamismo che tende a sconfinare nell’interventismo.
In particolare il segretario della Conferenza Episcopale, Galantino, è presente di continuo sui “media”. Il che da un lato segnala la volontà di influenzare il processo politico e legislativo in corso con un’insistenza che se fosse venuta da una Chiesa diversa, non da quella popolare e innovativa di Bergoglio, avrebbe trovato un muro di polemiche. Dall’altro lato, tuttavia, l’interventismo è servito a far comprendere ai parlamentari cattolici che le vecchie preclusioni sono cadute e che il Vaticano bergogliano rimpiange persino i Dico, cioè i patti che il governo Prodi a suo tempo aveva tentato senza successo di far approvare. In definitiva, una mediazione non dovrebbe essere impossibile in questo Parlamento. E se dovesse fallire, c’è la via della libertà di coscienza. Si vota senza vincoli: i cattolici si distingueranno sui nodi controversi (le adozioni), ma è plausibile che nel segreto dell’urna altri apporti verranno dai gruppi d’opposizione. Da qualcuno dei Cinque Stelle, in primo luogo, ma anche dai berlusconiani abbastanza laici da non condividere il “no” a dispetto annunciato da Palazzo Grazioli.