Repubblica 14.1.16
Le primarie.
Il candidato “liberal”
vola nei sondaggi. A due settimane dalla prima consultazione in Iowa, la
Clinton non è più favorita e cambia strategia: Bill e Chelsea in campo,
lotta a Wall Street
Il “socialista” Sanders e la lotteria caucus
Gli incubi di Hillary
L’ex First Lady teme un replay del 2008, quando la sconfitta nel primo Stato creò un effetto domino
Nei
sondaggi il candidato alle primarie Bernie Sanders è al 41%, sempre più
vicino al 48% di Hillary. Solo un mese fa, li separavano 20 punti
di Arturo Zampaglione
NEW
YORK. Anche Hillary Clinton ha comprato un biglietto del Powerball, la
super-lotteria americana che ha raggiunto l’astronomico monte-premi di
un miliardo e mezzo di dollari. «Ma in caso di vittoria non lascerò la
politica dice con un sorriso alla
Abc
- quei soldi mi
serviranno per finanziare la mia campagna presidenziale…». Dietro alla
battuta scherzosa, si nasconde però una crescente inquietudine.
L’ex-First lady, ex-senatrice ed ex-segretario di Stato è sempre stata
considerata la grande favorita per la nomination democratica. Su di lei -
e solo su di lei - si sono concentrate finora tutte le critiche degli
avversari: da quelle sull’uso improprio della mail privata per affari di
Stato (su cui il Congresso ancora indaga) e a quelle, molto più
scurrili, di Donald Trump. Ma gli ultimi sondaggi mostrano un improvviso
cambiamento degli umori della base democratica a sfavore di Hillary. Da
un lato c’è una risalita del suo avversario Bernie Sanders, che ormai è
in testa nei due stati in cui comincerà la stagione delle primarie,
Iowa e New Hampshire. Dall’altro, c’è il “tradimento” dei giovani
democratici under-40, che a livello nazionale si schierano a larga
maggioranza con il “socialista” Sanders: il rapporto è di 2 a 1, secondo
i dati Nbc- New York Times.
Risultato: con i caucus in Iowa ormai
alle porte (si vota il 1° febbraio), anche il duello tra i due
democratici si fa molto più serrato. E la Clinton, che finora aveva
snobbato il rivale, va all’attacco. Ha deciso di intensificare gli spot
elettorali per contrastare l’offensiva mediatica di Sanders, che nelle
ultime tre settimane ha speso più di lei (4,7 milioni di dollari
rispetto a 3,7). Ha sguinzagliato sia il marito Bill, che gode ovunque
di grande popolarità (tranne che tra i fans di Trump), che la figlia
Chelsea. E lei stessa, Hillary, diventa più aggressiva: lancia una
raffica di proposte per combattere gli abusi fiscali dei Wall Street,
nella speranza di recuperare consensi a sinistra; colpisce il rivale nel
suo tallone d’Achille, cioè per quel voto al Senato nel 2005 in cui si
schierò con la lobby delle armi; e solleva dubbi sulle chance di
vittoria di Sanders contro i repubblicani, viste le sue posizioni
liberal distanti dalla maggioranza degli americani.
«La Clinton è
nervosa. Se mi critica sulla sanità e sulle armi – aggiunge vuol dire
una sola cosa: che ha paura». Certo, anche il retaggio di Obama alla
Casa Bianca divide in modo quasi impercettibile i due contendenti
democratici (il terzo, Martin O’Malley, è praticamente invisibile).
Mentre la Clinton applaude i risultati economici e occupazionali
raggiunti negli ultimi sette anni, condividendo il messaggio ottimista
del presidente sul futuro degli Stati Uniti, Sanders denuncia una
ripresa “zoppa”, che ha regalato miliardi alle banche, ma senza effetti
redistributivi su vasti settori della popolazione, la cui rabbia avrà
sicuramente un effetto politico nelle elezioni 2016.
Il primo
banco di prova sarà comunque in Iowa tra 18 giorni. Il vantaggio di cui
finora godeva Hillary sembra ormai sfumato: secondo un sondaggio della
Quinnipiac University, Sanders è in testa con un distacco di cinque
punti (49% rispetto a 44). Continua anche a essere al primo posto nel
New Hampshire, dove si vota martedì 8 febbraio, con un distacco di 15
punti secondo i dati della Monmouth University. Il rischio? Lo stesso
del 2008, quando Hillary fu sconfitta in Iowa da Obama: cioè che si crei
un effetto psicologico tra gli elettori di altri stati, amplificato dai
media, facendo emergere personaggi nuovi.
È dunque nervosa, la
Clinton, come dice Sanders? Lei ride, quando George Stephanopoulos,
ex-fedelissimo di Bill e ora anchorman della Abc, le pone la domanda:
«Voglio vincere», spiega. «Ma ho anche una prospettiva che va al di là
dell’Iowa: mi sto già organizzando per le successive primarie in altri
stati, dalla Carolina del Sud al Nevada, e sono pronta a condurre la
battaglia fino alla fine, cioè fino a giugno. Come del resto feci otto
anni».