La Stampa 14.1.16
L’incredibile cavalcata di Sanders il socialista che fa tremare Hillary
Sorpresa nelle primarie democratiche. Testa a testa in Iowa, il senatore avanti nel New Hampshire
di Paolo Mastrolilli
Bernie
Sanders Senatore del Vermont, è nato l’8 settembre 1941. La sua
candidatura doveva essere una provocazione, ma ora è diventata l’unica
alternativa possibile alla ex first lady
Quando Hillary
manda in campo anche la figlia Chelsea, incinta del secondo figlio,
vuol dire proprio che qualcosa non sta andando per il verso giusto nella
sua campagna. È successo l’altro giorno in Iowa, dove l’ex bambina
cresciuta alla Casa Bianca si è scagliata contro Bernie Sanders,
accusandolo di voler distruggere l’assistenza sanitaria negli Stati
Uniti.
Come mai questo attacco frontale della giovane Clinton?
Semplice: il senatore del Vermont sta rimontando nei sondaggi, e oltre
ad essere avanti nel vicino New Hampshire, ormai ha quasi raggiunto
Hillary anche in Iowa. La campagna è lunga e ci saranno altri 48 Stati
dove recuperare. Se però la grande favorita del Partito democratico
cominciasse la sua corsa perdendo tanto in Iowa il primo febbraio,
quanto in New Hampshire il 9, l’inevitabilità della sua incoronazione
diventerebbe assai meno inevitabile.
Contro l’establishment
Sondaggi
a parte, la vera domanda da porsi è un’altra: come mai l’unico senatore
americano che si professa socialista, anatema negli Stati Uniti anche
prima della caccia alle streghe di McCarthy, sta insidiando una ex first
lady, ex senatrice di New York, ed ex segretaria di Stato? Per
rispondere forse bisogna guardare al successo sorprendente di Donald
Trump fra i repubblicani, e metterlo allo specchio. Così si scopre che
lo stesso sentimento anti establishment che sta spingendo il
costruttore, ha gonfiato anche le vele del super liberal del Vermont. Se
a destra le sirene della retorica anti immigrazione, anti islam, e anti
tasse, stanno trascinando gli elettori della classe media e bassa verso
un miliardario, a sinistra quelle della diseguaglianza economica, la
prepotenza dei ricchi, e l’uso eccessivo della forza militare stanno
lanciando verso la Casa Bianca un socialista.
Chi è Bernie l’outsider
La
storia di Sanders era perfetta per non contare mai nulla, almeno nella
corsa presidenziale. Troppo lontano dal «centro vitale», che secondo lo
storico Arthur Schlesinger bisogna sempre occupare per conquistare la
Casa Bianca. Nato a Brooklyn 75 anni fa da una famiglia di ebrei, il
padre era sfuggito all’Olocausto in Polonia. «Un tizio di nome Adolf
Hitler - ricorda ora lui - vinse un’elezione nel 1932, e come risultato
morirono 50 milioni di persone. Così ho capito che la politica è molto
importante».
Già quando era all’università, Chicago all’inizio
degli anni Sessanta, Bernie si era iscritto alla Young People’s
Socialist League, e in pratica non ha mai più rinnegato quella scelta.
La sua vita, e la sua carriera politica, hanno così seguito il corso
prevedibile di un alternativo. Si è trasferito nelle campagne del
Vermont, e come indipendente è diventato prima sindaco di Burlington,
poi deputato, e infine senatore. Sempre alzando la voce per le cause
liberal, dal socialismo all’opposizione contro la guerra in Iraq.
Preparato, ma troppo estremista. Tranne sulle armi, dove in onore alle
tradizioni rurali del Vermont è prudente sulla limitazione delle
vendite.
La sua candidatura alla Casa Bianca doveva essere una
provocazione, lanciata soprattutto per punire i miliardari colpevoli
della crisi economica del 2008. Poi però la senatrice Elizabeth Warren
ha rinunciato a incarnare l’ala liberal del Partito democratico, e lui è
diventato l’unica alternativa possibile a Hillary, la candidata
dell’establishment e di Wall Street. Così popolare da trasformarsi in
una macchietta televisiva interpretata da Larry David, il creatore di
«Seinfeld»: «Ho solo due paia di mutande, uno addosso e uno sul
termosifone ad asciugare!». Nessuno crede che possa arrivare alla Casa
Bianca, ma nessuno finora è riuscito a fermarlo.