La Stampa 14.1.16
Gli Usa a Mattarella: grazia agli agenti Cia
Sul
tavolo della visita del Presidente alla Casa Bianca, prevista per
febbraio, ci saranno le questioni ancora aperte sulla vicenda Abu Omar.
Sullo sfondo anche il caso dei marò
di Paolo Mastrolilli
Il
Presidente della Repubblica Sergio Mattarella andrà negli Stati Uniti
nella prima metà di febbraio e sarà ricevuto alla Casa Bianca dal
Presidente americano Barack Obama
Ci sono anche le
grazie per il caso Abu Omar, sul tavolo della visita che il presidente
della Repubblica Sergio Mattarella farà alla Casa Bianca nella prima
metà di febbraio. Un tema che viene posto approfittando dell’incontro,
sullo sfondo delle altre questioni bilaterali e internazionali di comune
interesse come la Libia e la Siria, nella speranza di risolvere in
maniera concordata i casi rimasti pendenti, come quello della ex agente
della Cia Sabrina De Sousa.
Il 17 febbraio del 2003 avvenne a
Milano l’arresto dell’imam Abu Omar, e la sua «extraordinary rendition»
da Aviano all’Egitto. Quella operazione portò poi all’incriminazione e
alla condanna di una ventina di agenti americani coinvolti. Il
presidente Napolitano aveva concesso la prima grazia al militare Joseph
Romano, e nelle settimane scorse sono arrivati i nuovi perdoni firmati
da Mattarella, fra cui quello per Bob Lady, capo della Cia a Milano che
aveva gestito l’operazione. Altri casi però restano aperti, come quello
di Sabrina De Sousa. L’incontro col presidente Obama previsto
orientativamente per l’8 febbraio, che nei giorni scorsi è stato
preparato da alcuni emissari di Roma venuti a Washington, può diventare
l’occasione per avviare il processo della grazia anche per lei, tenendo
comunque presente che l’iter prevede dei passaggi attraverso i ministeri
della Giustizia e degli Esteri, prima di arrivare al Quirinale.
La
vicenda della De Sousa è diventata più complicata delle altre già
risolte, per diversi motivi. Lei stessa ha ammesso che era un agente
della Cia, impiegata a Milano sotto copertura diplomatica. Non aveva
partecipato fisicamente alla «rendition», perché quando era avvenuta
stava in vacanza con la figlia in montagna, ma aveva collaborato ad
organizzarla. In un’intervista con «La Stampa» del 2013, aveva
rovesciato la responsabilità dell’errore sull’ex capo della Central
Intelligency Agency a Roma, Jeff Castelli, dicendo che lui aveva preso
l’iniziativa senza il via libera ufficiale dell’Italia, facendo invece
credere a Langley che il governo Berlusconi era d’accordo. Quindi
Sabrina aveva chiesto al Quirinale di estendere la clemenza anche a lei,
perché a suo avviso non era giusto diversificare il trattamento per
persone legate alla stessa questione.
La De Sousa, di origini
indiane, aveva aggiunto che la grazia in questo caso poteva lanciare un
segnale anche riguardo alla vicenda dei marò italiani, indicando una via
analoga per la soluzione del loro caso. Naturalmente qui si tratta di
una situazione diversa e di un contenzioso bilaterale che riguarda Roma e
New Delhi, ma Washington in passato aveva espresso preoccupazione per
questa crisi, perché rischiava di compromettere le operazioni
internazionali in corso contro la pirateria. Sulla base di questo
interesse globale condiviso, potrebbe avere un discreto ruolo di
mediazione. Proprio ieri il vice consigliere per la sicurezza nazionale
Ben Rhodes, illustrando le priorità di politica esteri degli Usa per
l’anno appena iniziato, ha detto che «in Asia una questione centrale
sarà quella della sicurezza marittima».
La vicenda di Sabrina, non
inclusa nella discussione bilaterale sulle grazie concesse di recente
da Mattarella, è complicata anche da altri fattori. Lei in passato aveva
fatto causa al dipartimento di Stato, perché non l’aveva protetta con
l’immunità diplomatica, e nell’ottobre scorso è stata fermata in
Portogallo, durante un transito che ha aperto un contenzioso legale
anche con questo paese.
Tutto ciò crea dei problemi oggettivi al
Quirinale, anche se fosse disposto a considerare la richiesta, per la
quale al momento non esistono le condizioni. Ma avviare l’iter della
grazia, per lei e gli altri colleghi ancora esclusi, servirebbe a
rimuovere un problema per entrambi i Paesi.