giovedì 14 gennaio 2016

Repubblica 14.1.16
Giachetti: a Roma in campo per le primarie Pd
di Tommaso Ciriaco

ROMA.
Nel week end arriverà l’annuncio: «Sabato, al massimo domenica pubblicherò un messaggio per candidarmi alle primarie di Roma». Ormai è stabilito, confida Roberto Giachetti a un collega che lo incrocia in Transatlantico: «Direi che a questo punto è inevitabile». Spiegherà cosa ha in mente per ricostruire un partito sfasciato, ma soprattutto come intende far dimenticare il fallimento della giunta Marino. Di certo non basterà la fede giallorossa, evocata da Renzi nell’intervista a Repubblica tv.
«Matteo è Matteo... Sai che ho già pronta la battuta? In passato i romanisti hanno votato un sindaco laziale come Rutelli e poi uno juventino come Veltroni, voglio spera’ che a maggior ragione voteranno uno della Roma…».
Ogni parola fuori posto complica una scalata più difficile che mai, e infatti Giachetti si tiene alla larga in queste ore da ogni intervento pubblico. «Conosco la difficoltà della sfida – ammette però con l’interlocutore -Non mi spavento, sono uno che ha fatto cento giorni di sciopero della fame, dove ho rischiato per davvero. Voglio solo costruire io la partita, per avere la serenità interiore e la determinazione di affrontare una roba che è chiaramente un percorso a ostacoli». Cosa intende? «La situazione politica è quella che è. C’è il partito, con tutto quello che ha passato. Né mi sfugge che sul mio nome non c’è stato un particolare calore da parte di alcuni…».
Si riferisce ad alcune fazioni del Pd capitolino. A quella sinistra dem che non ama il renziano più eterodosso ed è pronta a fargli la guerra. «L’ipotesi Giachetti – attacca ad esempio il deputato Marco Miccoli, vicino alla Cgil - rischia di inserirsi in una spaccatura già esistente». Gli oppositori del premier preparano candidature alternative, vogliono mandare un segnale interno con la conta dei gazebo. E lavorano a formule quantomeno innovative, come quella sposata da Gianni Cuperlo: «Trovo interessante un’alleanza civica che metta il Pd al servizio della città, magari rinunciando anche al simbolo del partito». Non se ne parla, lo stronca Lorenzo Guerini.
Come se non bastasse, pesa pure la spaccatura nel fronte classico del centrosinistra. In pista per il Campidoglio c’è anche Stefano Fassina, ed è in gara proprio contro Giachetti. «Se lui decide di non partecipare alle primarie – confida ancora, faccia a faccia col collega - sceglie di fare una battaglia solitaria, accompagnata da un po’ di veleni e qualche rancore». Gli stessi che a dire il vero già circolano dentro Sinistra italiana: «In Sel c’è chi prova a ragionare, penso a Smeriglio - ricorda Giachetti - Ma poi arrivano gli altri e smontano tutto. Sai qual è la cosa divertente? Che potrei proporre qualsiasi cosa, ma loro hanno già detto di no. A favore di uno schema che si traduce così: ammazziamo Renzi».