giovedì 14 gennaio 2016

Corriere 14.1.16
Il Campidoglio
Giachetti e l’investitura che riaccende la lite nel Pd
«Così il Pd non arriva al ballottaggio»
di Monica Guerzoni

ROMA Roberto Giachetti sarà pure «romano e romanista», come lo ha incoronato Renzi, ma a Bersani e compagni proprio non basta. E dopo il silenzio glaciale con cui hanno accolto il candidato in pectore del Campidoglio, i leader dell’opposizione sono usciti allo scoperto e lo hanno lestamente impallinato: «No a una investitura dall’alto». Pier Luigi Bersani sostiene che il Pd avrebbe dovuto «elaborare il lutto» di Mafia Capitale, «chiudersi in una stanza, scazzottarsi e piangere per uscire insieme con una via da percorrere». E adesso? Per l’ex segretario del Pd non resta che «riprendere il dialogo con la città, chiunque sia il candidato».
E mentre qualcuno rispolvera il nome di Bianca Berlinguer, Gianni Cuperlo rilancia la «suggestione» di Walter Tocci, il senatore che in molti, a sinistra, vorrebbero candidato sindaco: «Un’aggregazione civica che metta il Pd al servizio della città, anche rinunciando al simbolo del partito». L’idea fa infuriare i renziani e Lorenzo Guerini la stoppa: «A Roma faremo le primarie e una volta scelto il candidato, correrà con il simbolo del Pd di cui siamo orgogliosi». I vecchi fantasmi (e le solite divisioni) tornano a volteggiare sul Campidoglio.
Proprio lo scenario opposto rispetto al «forte investimento unitario» caldeggiato da Michele Anzaldi. «Così il Pd non arriva al ballottaggio» geme il deputato, che di Giachetti è amico: «Se non troviamo l’unità sarà Renzi a chiedere a Roberto di lasciar perdere.... Non possiamo bruciare uno dei nostri uomini migliori».