Corriere 14.1.16
La riforma accelera, lite sulle date al Senato
Il voto sul ddl Boschi prima di quello sulle commissioni, ira delle opposizioni
Alla Camera va in calendario l’eutanasia
di Dino Martirano
ROMA
Il braccio di ferro sul calendario del Senato è andato a finire come
previsto dai più avveduti colonnelli renziani. Il premier Renzi,
infatti, vuole prima incassare la maggioranza assoluta obbligatoria
(almeno 161 voti) sulla riforma costituzionale e poi discutere con
minoranze del Pd e centristi di poltrone nelle commissioni e nel
governo. E solo dopo tutto questo si affronterà il tema spinoso delle di
unioni civili.
La legge Cirinnà sulle unioni civili per le coppie
omosessuali e su tutte le unioni di fatto, il testo che sta dilaniando
la maggioranza e lo stesso Pd, slitta ancora e diventa il fanalino di
coda dell’ordine del giorno di gennaio. Le opposizioni — da Loredana De
Petris di Sel a Vito Crimi del M5S a Paolo Romani di FI — denunciano il
governo per «l’evidente proposta di voto di scambio» finalizzata a
«garantirsi i 161 voti e a mettere in sicurezza il ddl Boschi e
barattarlo con qualche posto nelle commissioni».
Così il
calendario del Senato è stato «aggiustato» tra le polemiche ma ora un
nuovo scoglio potrebbe disturbare la navigazione della maggioranza.
Infatti, per marzo, la Camera ha già calendarizzato in commissione la
discussione su una proposta di legge che introdurrebbe la legalizzazione
dell’eutanasia anche in Italia. Il testo preso in carico dal capogruppo
di Sel, Arturo Scotto, ha il copyright radicale di Marco Cappato,
Filomena Gallo, Mina Welby e dell’associazione Luca Coscioni: «Grazie a
Scotto che ha compiuto un atto importante perché ora la Camera potrà
affrontare anche la nostra proposta di legge di iniziativa popolare,
depositata nel settembre del 2013, e già sottoscritta da 105 mila
cittadini e da 225 parlamentari».
Intanto al Senato è stata
«prudentemente» disinnescata la mina della stepchild adoption
(l’adozione del figliastro per le unioni civili delle coppie omosessuali
indigeribile per Ncd, 30-40 senatori Dem, Berlusconi, Fratelli d’Italia
e Lega) che rischiava di far saltare la «partita della vita» della
riforma costituzionale sulla quale Renzi si gioca tutto.
Per il
capogruppo dem Luigi Zanda è valsa la pena, allora, innescare il braccio
di ferro: «Le opposizioni perdono tempo. Ho chiesto la
calendarizzazione della riforma perché i passaggi in commissione e in
aula non prevedono discussione di emendamenti in seconda lettura...». Ma
non è stato facile votare il calendario proposto dal Pd e appoggiato
con entusiasmo dai centristi che fiutano l’insabbiamento per le unioni
civili. Ha detto Maurizio Sacconi (Ncd), tenace demolitore della legge
Cirinnà: «Dopo la conferma referendaria della riforma passeremo il
Rubicone e abbandoneremo il territorio della lentocrazia».
Priorità
per la riforma del bicameralismo, allora, che andrà in aula (l’ultima
volta al Senato) il 19 e il 20. Poi il 21 si voteranno i nuovi
presidenti in due commissioni (papabili Nico D’Ascola del Ncd alla
Giustizia, un altro centrista o Raffaele Ranucci del Pd ai Lavori
Pubblici), il 26 la mozione di sfiducia sulle banche e il 28, infine, le
unioni civili. Ma i centristi, in cambio dei toni trionfali sulla
riforma, già pensano a una «proposta indecente»: ritorno in commissione
della legge Cirinnà.