giovedì 14 gennaio 2016

La Stampa 14.1.16
Renzi controllerà le società pubbliche
Le partecipazioni in Cdp, Eni, Poste e Rai dovrebbero passare dal Tesoro a Palazzo Chigi Cantone: a fine mese il provvedimento sui rimborsi agli obbligazionisti delle banche fallite
di Alessandro Barbera

Il pacchetto di riforma della pubblica amministrazione è un testo monstre di ben dieci decreti. Il ministero di Marianna Madia ci lavora da mesi, ma non è ancora pronto in ogni dettaglio. Uno però sarebbe definito e promette di far rumore: il passaggio dal ministero del Tesoro a Palazzo Chigi del controllo sulle società pubbliche.
Finora la vigilanza sui pacchetti di Enel, Eni, Finmeccanica, Rai e su ciò che resta dello Stato imprenditore è stato svolto a Via XX settembre, dove un apposito ufficio si occupa della vigilanza sulle partecipazioni. Se il testo definitivo confermerà l’indiscrezione, d’ora in poi quelle funzioni verranno svolte direttamente alla presidenza del Consiglio.
Il Tesoro non conferma né smentisce, altre fonti di governo ammettono che «l’ipotesi è in campo da tempo». Nella sostanza non è da ieri che Matteo Renzi gestisce in prima persona la partita delle nomine nelle prime linee delle aziende pubbliche, né avveniva molto diversamente prima di lui. Il passaggio formale alla guida di Palazzo Chigi è in ogni caso una novità rivoluzionaria, perché sottrae al ministro più importante del governo il potere formale di nomina e indirizzo. Discorso in parte diverso va fatto per le aziende regionali, provinciali e comunali, il cui controllo formale è degli enti locali. Nel caso delle società regionali esiste addirittura un’autonomia superabile solo con l’attuazione della riforma del Titolo quinto della Costituzione. Palazzo Chigi può però indirizzare le scelte di gestione: le bozze del provvedimento prevedono l’istituzione di un «organo di vigilanza sulle società a partecipazione pubblica» che «tiene un elenco» delle società stesse, può effettuare ispezioni e chiedere «l’esibizione di atti e documenti che ritenga necessario esaminare». Il dibattito tecnico è stato finora se attribuire questi poteri al Tesoro o alla Funzione pubblica. Ma quest’ultimo, formalmente, altro non è che un dipartimento sotto il controllo della presidenza del Consiglio, ed è dunque possibile che i poteri vengano attribuiti al ministero della Madia.
Nel frattempo procede la definizione dei decreti per concedere gli indennizzi agli obbligazionisti delle quattro banche fallite: Etruria, Cassa Marche, Carichieti, Carife. «Contiamo di avere il decreto entro fine mese, poi si vedrà. Il Tesoro sta lavorando sulla parte dei criteri dei rimborsi, noi ci concentriamo su come organizzare gli arbitrati», dice il presidente dell’Anticorruzione Raffaele Cantone. Ci saranno probabilmente due provvedimenti distinti. Il primo farà una sorta di lista dei fortunati: anzitutto chi ha perso tutto o quasi, ovvero i circa mille obbligazionisti che hanno bruciato più della metà dei propri risparmi, poi chi ha firmato prospetti con profili di rischio basso al momento della sottoscrizione, infine chi ha acquistato obbligazioni come condizione per avere altro, ad esempio un mutuo.