Repubblica 13.1.16
L’amaca
di Michele Serra
Riemerge
da vecchi cassetti un dattiloscritto ingiallito. Il foglio è intestato:
“Festa nazionale de l’Unità, Roma Eur, settembre 1984”. L’ufficio
stampa comunica che alle ore 21, nello spazio principale della Festa
(l’Arena), Carmelo Bene reciterà Dante, Leopardi e Dino Campana, del
quale il comunicato sottolinea “il simbolismo ardente”.
Una delle
domande tipiche della mia età è se le cose peggiorate (quelle
migliorate, che sono tante, più difficilmente diventano oggetto di
dibattito) ci sembrino tali perché non siamo più ragazzi, dunque per
ragioni soggettive, oppure se siano oggettivamente peggiori di prima.
Leggendo quel reperto del tempo che fu, nessun dubbio: le cose — almeno
in campo culturale — sono oggettivamente peggiorate. Nessuna festa
popolare, oggi, si sognerebbe di proporre a decine di migliaia di
visitatori i versi di Dino Campana. Erano gli anni in cui la Scala
andava a fare i concerti nelle fabbriche. E in una piazza di
Sampierdarena stracolma di gente vidi Allen Ginsberg recitare
(ovviamente in inglese) William Blake. Dispiace dirlo, ma su questo
terreno Berlusconi e la piccola borghesia che odia la cultura hanno
stravinto. E la sinistra, per il terrore di essere snob, ha tradito il
suo popolo.