mercoledì 13 gennaio 2016

La Stampa 13.1.16
Liti interne e scontro coi pm
A Bologna i due fronti del Pd
Merola indagato: “Serve più rispetto”
di Marco Bresolin

Tutti giurano che la ricandidatura di Virginio Merola non è in discussione. Ma a Bologna la campagna elettorale è già elettrica ancor prima di cominciare. Su due diversi piani: uno politico, uno giudiziario. Il primo - e questa non è una novità - vede uno scontro interno al Pd. «Tra chi è più in sintonia con ciò che è alla nostra sinistra e chi invece si riconosce di più nell’alleanza con Ncd» riassume bene Sandra Zampa, deputata bolognese del Pd. Poche fiammate, per ora, ma le tensioni covano sotto la cenere. E la tornata elettorale potrebbe rivelarsi un ottimo pretesto per la resa dei conti. Frizioni strettamente collegate all’altro livello di tensione, quella sì sempre più alta, tra il Pd e la magistratura.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso, neanche a dirlo, è fatta di acqua. Quella che il sindaco Merola ha deciso di riallacciare agli occupanti abusivi delle palazzine di via De Maria e via Fioravanti per evitare disagi «ai soggetti deboli e ai minori». I pm lo hanno indagato per abuso d’ufficio (riprendendo una norma del piano casa varato dal governo Renzi nel 2014), con lui l’assessore al Welfare Amelia Frascaroli. Attenzione a questo nome, attorno al quale si gioca l’altro fronte di scontro (quello interno al Pd).
Una situazione certamente curiosa, a tratti comica. Se non altro perché i pm hanno querelato per diffamazione i capigruppo di Pd e Sel che avevano definito «surreale» l’inchiesta. Oppure perché Forza Italia, il partito di Berlusconi, ha presentato un odg in consiglio comunale per esprimere «solidarietà ai magistrati vittime di attacchi». Ma la questione è seria.
Nel Pd bolognese sta montando l’insofferenza verso quelle che vengono considerate «ingerenze» politiche della procura. «Serve rispetto» dice il sindaco, che ha incassato il sostegno di Prodi. Il caso-Merola viene infatti dopo il caso-Errani, che in Emilia Romagna rappresenta una ferita difficile da cicatrizzare (il governatore, che si dimise per l’indagine a suo carico, alla fine è stato assolto in terzo grado). E certamente c’è chi non dimentica il caso-Richetti (il candidato alla Regione fu costretto a farsi da parte per l’inchiesta sulle «spese pazze»: alla fine è stato assolto). Ma non solo: la giunta Merola denuncia una vera e propria «persecuzione» giudiziaria. Solo nell’ultimo anno ci sono state almeno altre due inchieste legate agli sgomberi (mancati o tardivi), una sulla navetta che collega stazione e aeroporto e una sul servizio mense. Senza contare l’indagine a carico dell’assessore al Welfare Amelia Frascaroli, accusata di falso per aver celebrato nel 2013 le nozze di un 71enne in punto di morte con una donna ucraina.
Ecco, Amelia. Decisiva per la vittoria di Merola al primo turno nel 2011 (la sua lista portò il 10% dei voti), oggi trait d’union dei due livelli di scontro che più preoccupano il centrosinistra bolognese. Non iscritta al Pd, ma «prodiana», è un personaggio noto nel mondo della Caritas e dell’associazionismo cattolico e di sinistra. Personaggio inviso all’ala renziana del Pd, che ha sempre criticato la sua linea sulle occupazioni («Creano valore sociale» una delle sue frasi più contestate). E che ora le ha chiesto «un chiarimento».
Queste pressioni l’avrebbero convinta a gettare la spugna. Ha detto che non vuole ripresentarsi alle elezioni, perché «nel Pd c’è chi mi ha tenuto a pane e acqua per mesi». Eppure il pressing per farle cambiare idea è forte. Merola ci spera e intanto ha incassato l’appoggio dell’ex sindacalista Roberto Morgantini, l’ideatore delle Cucine Popolari. Ma senza «l’effetto Amelia» il timore di rimanere scoperto a sinistra - e di non farcela al primo turno - è forte. In quel campo si sta già organizzando la Coalizione Civica, la creatura dell’ex deputato Pd Mauro Zani che raccoglie civatiani, pezzi di Sel, Cgil, ex M5S. La Bologna Rossa. Manca solo un nome forte per il candidato sindaco. Il profilo ideale sarebbe quello di monsignor Zuppi, il vescovo degli ultimi appena arrivato in città, che è già un’icona per la sinistra bolognese.