Repubblica 12.1.16
Il fronte del no da Rodotà a Forza Italia “Ora il referendum, i numeri li abbiamo”
di Giovanna Casadio
ROMA.
Sono le «deforme costituzionali ». Il segno del «tratto autoritario del
premier che dice “dopo di me il diluvio” invocando il plebiscito, ma il
diluvio non ci sarà». E ancora: «È truffaldino che il governo sostenga
di farsi promotore di un referendum che è oppositivo per trasformarlo in
un plebiscito su Renzi». Sono le parole d’ordine con cui il “comitato
del no” alla riforma costituzionale, lancia la battaglia per il
referendum. Presidente è il costituzionalista Alessandro Pace. “En
plein” di giuristi e intellettuali, quelli che una volta il premier
definì i “professoroni”, e ora “i gufi”, da Stefano Rodotà a Gustavo
Zagrebelsky, Lorenza Carlassare, Felice Besostri, Domenico Gallo,
Gaetano Azzariti, Gianni Ferrara, e che ora si trascinano dietro una
folla di adesioni al comitato, al punto che non basta ieri la prima sala
messa a disposizione dalla presidente della Camera, Laura Boldrini, ma
occorre spostarsi tutti nella più grande auletta dei gruppi
parlamentari. E fuori resta la fila.
Ma soprattutto è un fronte
per il referendum del tutto inedito, che vede accanto gli anti
berlusconiani e i berlusconiani, perché va dalla Sinistra di Vendola e
Fassina alla Lega, dai grillini a Forza Italia appunto. La mobilitazione
è già partita. Il referendum, che formalmente sarà indetto subito dopo
l’ok definitivo alla seconda lettura della riforma, quindi non prima di
aprile, ha già i numeri. Sono infatti 126 le firme di parlamentari –
spiega Alfiero Grandi che coordina la prima volta del comitato – dopo
avere letto il messaggio di adesione “esterna” del M5Stelle e avere
conteggiato “Possibile” di Civati. La «quota » per il referendum insomma
c’è. Del resto nell’aula della Camera Mariastella Gelmini prende
l’impegno per conto di Berlusconi: «Sosterremo i comitati per il no al
referendum, per mandare a casa Renzi». I parlamentari di Sinistra
Italiana sono invece presenti alla riunione, capitanati da Scotto,
D’Attorre, Fratoianni, De Petris, prima di allontanarsi per votare
contro la riforma costituzionale. Perché la riunione del “comitato del
no” è convocata in contemporanea all’ultimo atto della prima lettura
della riforma.
Scranni affollati da giuristi come Raniero La Valle
e da politici, appunto. Si rivedono Tonino Di Pietro, che parla di
«nucleo neo piduista del sistema che Renzi sta attuando», Falomi,
Vincenzo Vita, Pancho Pardi, Antonino Ingroia, Cesare Salvi. Anche Paolo
Cirino Pomicino, che promette di portare un gruppetto di supporter. C’è
il segretario della Fiom, Maurizio Landini che ha una speranza: «La
Cgil sta decidendo come schierarsi, spero stia da questa parte, perché
la riforma di Renzi riduce gli spazi di democrazia ». «Non è tempo di
fare gli schizzinosi rispetto alle adesioni, ma di battersi per non fare
passare la riforma», spiega Sandra Bonsanti a proposito della carovana
referendaria. Incalza Rodotà: «Non proprio un ricatto da Renzi ma si
esprime come i monarchi... il premier espropria i cittadini, carne da
tweet e da slide, è un passo in più verso la democrazia plebiscitaria».
Reazione del capogruppo dem, Rosato: «Si compatta un fronte della
conservazione Vendola, Brunetta, Grillo»