lunedì 11 gennaio 2016

Repubblica 11.1.16
Svolta in sala parto “Mamme a casa sei ore dopo la nascita”
Esperimento a Firenze: richiesto un quadro clinico perfetto “Si liberano posti letto e si avvicina il neonato alla famiglia”
“Ostetrica a domicilio 24 ore dopo. Per un caso su cinque potrebbe essere la procedura ordinaria”
di Cristiana Salvagni

ROMA. Dal parto al ritorno a casa passano appena sei ore. Se mamma e bambino sono in buona salute, possono avvalersi della “dimissione precoce”, un progetto sperimentale avviato da tre mesi all’ospedale Torregalli di Firenze che consente di rientrare in famiglia subito dopo la nascita. Evitando medicalizzazioni superflue e liberando in ospedale preziosi posti letto.
Anche le donne italiane possono fare come Kate Middleton dopo l’arrivo della secondogenita Charlotte: la royal baby è venuta alla luce in mattinata, il 2 maggio scorso, e nel pomeriggio madre e figlia erano già in posa davanti ai fotografi, pronte a far rientro a Kensington Palace. Allo stesso modo con la dimissione veloce puerpera e neonato possono lasciare la corsia tra le sei e le ventiquattro ore dopo il parto naturale, invece dei due o tre giorni canonici.
Secondo le stime del Torregalli almeno un bambino su cinque potrebbe andare a casa subito. E poiché questo progetto pilota alle neo mamme piace molto, nei prossimi mesi potrebbe essere esteso a altri tre punti nascita della città (Annunziata, Borgo San Lorenzo e Careggi), mentre sono diversi gli ospedali in tutta Italia che hanno richiesto informazioni sulla procedura messa a punto per studiarla e, eventualmente, adottarla. Non tutte però possono usufruirne. I requisiti per il via libera in piena sicurezza sono rigidi: puerpera e neonato devono essere in ottime condizioni di salute, la donna deve essere almeno al secondo figlio (per scongiurare difficoltà nell’allattamento e nell’accudimento) e aver avuto una gravidanza giunta al termine fra le 37 e le 42 settimane. E naturalmente un travaglio, un parto e un post partum fisiologici, senza alcuna complicanza. Una volta lasciato l’ospedale mamme e figli non sono abbandonati a loro stessi: il giorno dopo va un’ostetrica a domicilio per visitare entrambi, due giorni dopo tornano in ospedale per gli screening obbligatori.
«Finora abbiamo avuto una buona risposta e tutto è filato liscio, con allattamenti esclusivi al seno ben avviati e mamme felici dell’esperienza » spiega Marco Pezzati, direttore del dipartimento materno infantile dell’azienda sanitaria di Firenze. «Le richieste sono state molte, ma quelle soddisfatte poco più di una decina perché i requisiti molto restrittivi sono un bell’imbuto. Prima di allentarli vogliamo renderci conto se la procedura avviata regge bene. Rientra tutto in un percorso di umanizzazione della nascita: nelle situazioni in cui va tutto bene, sia la salute che la gestione del piccolo, non si vede perché non facilitare il ritorno a casa».
La formula funziona meglio nei centri non troppo grandi e con una buona rete di assistenza territoriale. Già dieci anni fa la regione Piemonte aveva commissionato uno studio sulla fattibilità della dimissione velocissima su larga scala, ma il progetto non venne mai attuato proprio per la difficoltà di assistere madri e figli a domicilio.
«Il limite nelle grandi città è l’organizzazione » conferma Carlo Piscicelli, primario di ostetricia e ginecologia al Cristo Re di Roma, un ospedale con una lunga tradizione di attenzione alla naturalità della nascita. «A volte tenere in ospedale per controlli di routine è inutile, ma organizzare un team che possa farli a domicilio è complicato, noi non ci siamo mai riusciti».