Repubblica 11.1.16
Sindacati provano a rilanciare l’art.18
di R. Ma
ROMA.
Smontare, dove possibile, il Jobs act. Con la loro proposta per la
riforma del sistema contrattuale, che sarà approvata formalmente giovedì
prossimo, Cgil, Cisl e Uil si pongono anche questo obiettivo. I
sindacati puntano a ritornare indietro sui licenziamenti economici
collettivi e su quelli disciplinari individuali, ripristinando
attraverso la contrattazione le precedenti procedure e il diritto al
reintegro nel posto di lavoro in caso di licenziamento senza giusta
causa, in sostanza il vecchio articolo 18 dello Statuto. Ovviamente
perché questo obiettivo possa (forse) essere raggiunto è necessario
all’accordo con le controparti. Strada, dunque, non proprio in discesa
visto il consenso che gli imprenditori hanno espresso sulla riforma del
lavoro. Lo stesso presidente della Confindustria, Giorgio Squinzi, ha
ripetuto ieri che il concetto a cui si ispira il Jobs act «è un concetto
buono e valido».
I sindacati ritengono che le procedure dei
licenziamenti economici collettivi (quelli disciplinati dalla precedente
legge 223 del 1991) e dei licenziamenti individuali disciplinari
debbano essere «ricondotti» alla contrattazione «per aggiornarli secondo
il principio della proporzionalità tra mancanza e sanzione». Dovrebbe
spettare ai contratti, cioè, definire quali comportamenti possono essere
sanzionati fino al licenziamento. L’idea dei sindacati è che ci siano
alcune materie sulle quali il contratto potrebbe prevalere sulla legge
applicando l’articolo 8 della cosiddetta “legge Sacconi” che appunto
consentiva ai contratti di derogare alle norme di legge.
Si
tratterebbe per quella legge di una sorta di eterogenesi dei fini: nata
per depotenziare alcuni vincoli legislativi si ritrova a poter essere
usata con lo scopo opposto. I sindacati sanno che gli spazi di manovra
con gli industriali sono decisamente ristretti, ma hanno inserito questa
proposta pensando anche che possa essere oggetto di scambio all’interno
della prossima trattativa.
Vero è che durante la discussione dei
decreti delegati del governo sul Jobs act la Commissione Lavoro della
Camera espresse un parere contrario al superamento dell’articolo 18 per i
licenziamenti collettivi per motivi economici. Anche perché la nuova
normativa genera un a dualismo all’interno di uno stesso luogo di lavoro
in caso di licenziamenti, con l’applicazione delle nuove regole agli
assunti con il contratto a tutele crescenti e il mantenimento di quelle
precedenti per chi assunto prima. Il governo prese atto del parere non
vincolante della Commissione ma non ne tenne conto nella stesura finale.
Sullo
stesso tema del reintegro la Cgil comincerà il 18 gennaio la raccolte
delle firme per una legge di iniziativa popolare che prevede la tutela
reale in tutte le aziende con almeno cinque dipendenti.