La Stampa 11.1.16
Burocrazia e ritardi informatici
L’agenzia del lavoro resta al palo
L’Anpal dovrebbe rilanciare le politiche per l’impiego, però non riesce a partire
di W. P.
La
rivoluzione dei servizi all’impiego può attendere. Gli ultimi dati
sull’occupazione rivelano alcune luci ma non possono tranquillizzare:
abbiamo 2,9 milioni di persone in cerca di lavoro, alle quali il Jobs
act ha promesso un impegno. Ma gli effetti delle nuove normative non
possono dispiegarsi per i soliti ritardi della burocrazia.
L’Anpal,
Agenzia nazionale per le politiche attive, che è il cervello delle
nuove politiche del lavoro, non ha ancora acceso la macchina operativa,
ingolfata da procedure e adempimenti ancora tutti da attuare. Per
applicare il decreto legislativo 150 del 2015, operativo dal 24
settembre, che è il certificato di nascita dei nuovi servizi all’impiego
e dell’Anpal, non basta infatti la circolare 34 uscita il 23 dicembre
scorso. Restano da sciogliere altri nodi, che costringono l’attuale rete
dei servizi al solito bricolage regionale. Eppure le innovazioni, se
attuate, sarebbero tante. La prima è un nuovo modello di intervento che
dal prevalere delle politiche passive e di assistenza, costoso quanto
inefficace, passi alla creazione di una rete di servizi, che unisca il
sostegno al reddito a un effettivo percorso di reinserimento lavorativo
dei disoccupati. Alla chiarezza del disegno non corrisponde ancora la
sua concreta realizzazione.
I nodi sono tre: la nascita del nuovo
portale Internet, il patto di servizio e l’assegno di ricollocazione. Il
nuovo portale costituisce la cabina di regia delle informazioni di
tutto il sistema; è il cuore pulsante delle azioni, senza il quale non
possono dialogare tra loro le informazioni del ministero del Lavoro,
delle regioni, dell’Inps, dell’Inail e dell’Isfol. Il bricolage dovrà
lasciare il posto al coordinamento digitale delle operazioni. Il portale
serve soprattutto a profilare i disoccupati, ad accertare lo status di
disoccupazione e i diversi profili di occupabilità della persona.
La
seconda questione riguarda i centri per l’impiego pubblici che, con i
privati, dovranno gestire i disoccupati proponendo loro il patto di
servizio. Qui va sciolto definitivamente il dilemma tra domicilio del
disoccupato e sua residenza, dal momento che al servizio hanno diritto
tutti i cittadini senza distinzioni. Il disoccupato, che deve
manifestare di essere alla ricerca di un lavoro, dovrà recarsi al centro
per l’impiego per attuare la dichiarazione di immediata disponibilità
(Did), senza la quale rischia il mantenimento dei sussidi e l’accesso ai
servizi. E’ possibile realizzare la dichiarazione anche attraverso i
sistemi telematici regionali. Scatta a questo punto il patto di servizio
personalizzato tra centri per l’impiego e agenzie private e il
cittadino che è alla ricerca del lavoro. Con un’importante innovazione:
chi non accetta una congrua offerta di lavoro rischia di perdere i
sussidi e il sostegno al reddito. Insomma, al di là di una più puntuale
definizione di congrua offerta, il disoccupato deve attivarsi
personalmente e non può più restare in una passiva attesa di un lavoro.
Il
terzo nodo è l’assegno di ricollocazione, che però va anch’esso meglio
definito e che «sarà riconosciuto - come recita la circolare 34 - con le
modalità definite dall’Anpal, solo ai disoccupati percettori della
Naspi, la cui durata di disoccupazione ecceda i quattro mesi». Insomma,
con il nuovo anno si è riaperto il cantiere: il paese chiede che la
nuova casa delle politiche attive del lavoro venga al più presto
definitivamente costruita e aperta.
[w.p.]