lunedì 11 gennaio 2016

Repubblica 11.1.16
Mohammed, iracheno
“Alcol e droga così sono iniziate le violenze sulle ragazze”
intervista di Giampaolo Cadalanu

COLONIA. «Litigavano, lanciavano petardi. Erano ubriachi fradici. Li ho visti circondare una ragazza, in quattro o cinque. Lei avrà avuto forse 25 anni, era sola e terrorizzata. Piangeva e non sapeva che fare. La toccavano, la palpeggiavano. Hanno smesso soltanto quando è intervenuta la polizia ». Il racconto di Mohammed è pieno di sdegno. Lui in Germania è arrivato da quattro mesi, e il sogno di un nuovo inizio, lontano dall’Iraq e dalla guerra, sembra ora messo in discussione dai fatti di Capodanno. La sua famiglia è rimasta a Kerbala, e al giovane iracheno si «stringe il cuore pensando a tutto quel che ho lasciato». Ma adesso la nuova vita, per cui ha speso denaro ed energie, è a rischio: il giovane teme che il governo tedesco possa cambiare atteggiamento verso i rifugiati dopo gli abusi della stazione di Colonia.
Com’è andata la notte di Capodanno?
«La sera del 31 sono arrivato verso le sei da Brema, dove avevo visitato gli zii. Gli amici di Colonia mi avevano proposto di stare qui, per celebrare il nuovo anno tutti assieme in piazza. E all’inizio era solo una festa normale, la gente beveva e si divertiva».
E poi, che cosa è successo?
«Verso le undici alcuni immigrati hanno cominciato ad azzuffarsi. Non so chi fossero, credo marocchini e algerini, sembravano ubriachi, si lanciavano i petardi addosso».
La polizia non è intervenuta subito?
«Stavano lì, sembrava che non sapessero cosa fare. Gli amici tedeschi che erano con me mi hanno detto che non avevano mai visto nulla di simile».
Ma c’era qualcuno che dava ordini, o comunque c’era l’impressione che fosse un’azione coordinata?
«Ordini lo escludo. Ma queste persone si muovevano in gruppo. Sono sicuro che molti fossero ubriachi, ho visto gli occhi arrossati. O forse erano drogati. L’idea di un coordinamento mi sembra poco probabile almeno lì in piazza, ma non posso escluderla».
Ha visto qualcuno che guardava il telefono cellulare, come per cercare istruzioni?
«Assolutamente no».
Lei è di Kerbala, è di credo sciita. Se ci fosse stato un coordinamento organizzato fra estremisti sunniti, come avrebbe potuto saperlo? (Sorride e indica l’amico siriano che è con lui) «Il mio amico è sunnita, era con me. Anche lui è convinto che le violenze siano frutto dell’ubriachezza ».
La ragazza che hai visto molestare è stata anche rapinata?
«No, non mi pare che le abbiamo portato via la borsetta. Quando sono intervenuti i poliziotti, noi siamo andati via. Siamo usciti dall’altra parte della stazione, e un marocchino ci ha fermato. Chiedeva se volevamo comprare eroina».
Come fa a essere sicuro che fosse un marocchino?
«Si è rivolto a noi in arabo, e per noi quel modo di parlare è facile da riconoscere».
Ma insomma, chi erano i protagonisti della violenza?
«Credo che la gran parte fossero marocchini e algerini. Si spacciano per siriani o iracheni per chiedere asilo politico. Ma a loro non importa essere espulsi, perché nel loro Paese non c’è la guerra. Per noi, invece, è questione di vita o di morte ».
E adesso, che succederà? In Germania il razzismo aumenterà?
«Spero solo che il governo tedesco punisca chi si comporta male. Io rispetto le idee di tutti, anche perché tutti hanno visto che queste violenze arrivavano da immigrati arabi. Ma spero che i tedeschi possano distinguere, perché non tutti gli arabi sono così»..