domenica 10 gennaio 2016

Repubblica 10.1.16
Tra gli ultrà di Pegida: “Odiamo tutti i migranti il popolo siamo noi”
“Questa volta vinciamo noi, dobbiamo rifarci una reputazione”, dice l’agente in divisa
In piazza anche militanti del Front National e nazionalisti olandesi. In tutto però sono 1.700
Inneggiano a Orbán e Kaczynski, i leader anti-Europa, insultano la Cancelliera e i profughi
Tra i partecipanti al corteo xenofobo di Pegida ieri a Colonia anche i neo-nazisti dell’Npd
di Andrea Tarquini

COLONIA. «In nome della legge, scioglietevi», intima tre volte dagli altoparlanti del furgone Volkswagen la voce di un commissario. È l’ultimo avvertimento, qui a Breslauer Platz al lato nord della stazione sotto il sole gelido che illumina Colonia, ma quei 1.700 manifestanti, tutti teste rasate, anfibi e tatuaggi non ci stanno. E rispondono con la loro sequela di slogan xenofobi: «Via i profughi, cacciamoli via tutti dalla nostra Patria, sono criminali e stupratori, restituiamo la Germania ai tedeschi! Dimettiti, Merkel traditrice, il popolo siamo noi!». Così, alle 16,21 si muovono i poliziotti nelle loro uniformi blu, con i camion-idranti blindati Mercedes che avanzano lenti e inesorabili, sparando migliaia di litri al minuto sugli xenofobi. Poi le cariche: agenti e poliziotte con elmetto, scudi e manganello, unità cinofile, squadre a cavallo che così disperdono il corteo di Pegida. Dall’altro lato di Breslauer Platz, i controdimostranti di sinistra si disperdono tranquillamente.
Finisce così il sabato di fuoco della metropoli renana. «Poteva andar peggio, ma l’atmosfera di paura e odio rimane, qui come in tutta Europa», dice un ufficiale di polizia.
Fin dal mattino, l’allegra Colonia del carnevale e tutta la Bundesrepublik si preparavano al “dramma storico” della temuta guerriglia etnica preannunciato da Die Welt. «Ma oggi siamo quasi 2mila non finiremo sopraffatti come a Capodanno, abbiamo una reputazione in gioco ormai», spiega Christoph Gilles, alto grado della polizia, mentre impartisce gli ordini. A Capodanno avevano vinto i migranti aggressori delle donne, ieri lo Stato, questo il pensiero diffuso tra le forze dell’ordine. Eppure tensioni, diffidenze, ostilità verso i migranti rimangono. «Soprattutto nelle città dove sono tanti o troppi, dipende dai punti di vista, aggiunge l’ufficiale.
Erano circa 1.700 seguaci di Pegida (Patrioti europei contro l’islamizzazione dell’Occidente) venuti da ogni parte di Germania per questa adunata, una settimana dopo la notte delle aggressioni alle donne. A sfidarli, con la contro-manifestazione, 1.300 giovani di sinistra. A dividere i due mondi un cordone di polizia impenetrabile.
«Merkel, dimettiti, viva Orbàn e Kaczynski», urlano gli oratori di Pegida sventolando non a caso bandiere polacche e ungheresi, accanto a vessilli skinhead e hooligans. Si somigliano tutti: giovanotti e ragazze in giacca di cuoio griffata, bomber e jeans stretti, birra in mano già a mezzogiorno, quando lattine e bottiglie coprono l’asfalto davanti alla stazione.
« Wir sind das Volk », noi siamo il popolo, urlano echeggiando gli slogan della fine della Ddr. «Che se ne tornino a casa, rifiutano i nostri valori di nazione, gli stupri lo confermano», afferma Michael Diendorf, leader di Pegida a Colonia riferendosi ovviamente agli immigrati. Giovanotti in cuoio e famiglie attempate con la bandiera del Kaiser gli regalano una standing ovation. «Insieme siamo forti, dobbiamo creare un nuovo partito di destra nazionale, come Marine Le Pen, Orbàn e Kaczynski».
La tensione sale all’improvviso, a Breslauer Platz: «Via i nazisti », «razzisti fate schifo», gridano i controdimostranti di sinistra che il cordone di poliziotti superarmati separa dai nemici. «Siamo pronti al peggio». ripete l’ispettore Gilles: «Sappiamo che tutti gli xenofobi sono pron- ti alla guerriglia urbana. Soprattutto l’ultradestra. E non gli lasceremo prendere la città».
Aumenta il consumo di birra, sulla metà di Breslauer Platz occupata dai sostenitori di Pegida Diendorf tuona al microfono: «Merkel, cancelliera incompetente e traditrice, certo ti paga l’Arabia saudita per portare tanti musulmani a casa nostra, vattene a casa, elezioni e referendum, vinceremo noi patrioti! ». Segue applauso scrosciante. Non basta, lui continua: «Con migranti italiani o greci non abbiamo problemi, ma l’-I-slam è estraneo al mondo moderno ». Applausi e bevute.
«Ha ragione, l’Europa deve difendersi», ripetono Joop olandese seguace di Geerd Wilders e Louise francese iscritta al Front National, «ecco perché siamo venuti apposta qui a Colonia ». E intorno a loro salgono cori e altri applausi a sottolineare i discorsi dei leader xenofobi. Fino a quell’ormai celebre «Widerstand, Widerstand». Resistenza, resistenza, grida il popolo di destra: all’idea d’Europa, contro i migranti.
Poi Diendorf e gli altri ordinano di marciare sul centro. Urla d’entusiasmo, bandiere imperiali, crociate, polacche e ungheresi al vento che spira dal Reno, il piccolo corteo si muove, controllato a vista.
All’ultimatum della polizia non reagisce, e allora gli idranti- Blitzkrieg attaccano. «Ordine restaurato, ma il rischio di guerriglia urbana resta», mormora stanco l’ispettore Gilles: la sfida della Angst tedesca verso i migranti continua.