domenica 10 gennaio 2016

Repubblica 10.1.16
Riforma contratti “Partecipazione per i lavoratori”
I sindacati presentano il piano unitario “Minimi retributivi validi per tutti”
di Roberto Mania

ROMA. Dal conflitto alla partecipazione. Messi all’angolo dall’azione del governo Renzi, i sindacati tentano la strada dell’autoriforma. Giovedì prossimo, 14 gennaio, gli esecutivi di Cgil, Cisl e Uil vareranno a Roma la proposta unitaria per aggiornare il sistema contrattuale dopo il fallimento alcuni mesi fa della trattativa con la Confindustria. Ma in quel documento (“Un moderno sistema di relazioni industriali”) le novità sono probabilmente altre due: la spinta ad adottare un modello partecipativo con i rappresentanti dei lavoratori coinvolti nella governance e nelle scelte strategiche delle imprese, la richiesta di approvare una legge per rendere validi per tutti i minimi retributivi fissati nei contratti.
Insomma l’attuazione di due articoli della Costituzione, il 39 e il 46, finora inapplicati, anche per la contrarietà dei sindacati.
Dietro la mossa delle tre confederazioni c’è però il timore di essere nuovamente scavalcate dal governo.
L’esecutivo infatti aveva lasciato alle parti sociali un tempo congruo perché arrivassero ad un accordo per definire il salario minimo da adottare poi per legge. Il 2015 è trascorso senza alcuna intesa. Dunque il governo potrebbe (e sembra possa farlo) decidere di esercitare la delega, che finora aveva tenuto sospesa, sul salario minimo legale. E se lo facesse metterebbe in seria difficoltà le parti sociali. Anche da qui l’accelerazione che i tre sindacati hanno impresso al confronto interno.
Ne è scaturito così un documento di 20 cartelle suddiviso in tre «pilastri»: contrattazione, partecipazione e regole. Frutto di un complesso compromesso tra visioni sindacali. Ed è sulla partecipazione che Cgil, Cisl e Uil provano a fare un salto culturale. Si prevedono tre forme di partecipazione: alla governance, all’organizzazione e finanziaria. «L’intero modello di relazioni industriali — c’è scritto — deve evolvere con una scelta strategica di partecipazione, che restituisca al mondo del lavoro e al sindacalismo confederale la sua vocazione naturale di forza propulsiva dello sviluppo economico e sociale, che elevi la partecipazione dei lavoratori a valore fondamentale per la crescita democratica, politica e sociale dell’intera collettività nazionale».
Nei modelli di governance duali (con il cda e il consiglio di sorveglianza) Cgil, Cisl e Uil propongono l’ingresso dei lavoratori nei consigli di sorveglianza.
È che in Italia è un modello di governo delle imprese praticamente inesistente. Bisognerà esplorare altre strade, tanto più con le caratteristiche del capitalismo italiano fatto di troppe piccole aziende. Perché questa sulla partecipazione è una sfida anche al sistema delle imprese assai poco disponibile finora ad aprire le stanze dei bottoni ai lavoratori.
Certo è una strada che potrebbe migliorare la produttività. Si vedrà.
E si vedrà anche come finirà la partita sui contratti che i sindacati propongono di ridurre numericamente. Il contratto nazionale (la cui vigenza potrebbe diventare quadriennale) rimane l’asse portante del modello. Per gli aumenti salta il riferimento al tasso di inflazione al posto del quale arriva un indicatore macroeconomico (Pil, andamento del settore, o altro). Più estesa la contrattazione di secondo livello che potrà essere aziendale, territoriale, di distretto, di sito o di filiera. L’obiettivo della contrattazione di secondo livello è migliorare «le condizioni di lavoro con la crescita della produttività, competitività, efficienza, innovazione organizzativa, qualità, welfare contrattuale, conciliazione dei tempi di vita e di lavoro».