Repubblica 10.1.16
Nina George, scrittrice tedesca
“Qui siamo ancora discriminate”
“Fatti gravi e criminali ma la Germania è un Paese sessista”
intervista di Antonello Guerrera
“QUELLO
che è successo a Colonia la notte di San Silvestro è una vergogna. Ma
sono comportamenti frequenti in Germania. I tedeschi, che oggi si
scandalizzano per gli atroci fatti di Capodanno, fanno finta di non
vedere. Nel mio Paese le donne sono sempre state discriminate. E lo sono
ancora. È arrivato il momento di dirlo».È glaciale il
j’accuse di
Nina George, 42enne scrittrice tedesca, pluripremiata autrice del
bestseller mondiale Una piccola libreria a Parigi (Sperling &
Kupfer). Lei si dice « ancora scossa dopo Colonia». Ma «non ha paura».
Perché ce l’ha così con il suo Paese?
«Perché
ora questa vicenda viene strumentalizzata dai razzisti, come abbiamo
visto ieri con la manifestazione di Pegida. Ma sono cose che sono sempre
successe. È sconvolgente l’omertà dei tedeschi. Perché le nostre donne
non dicono niente quando sono i connazionali ubriachi a molestarle
durante l’Oktoberfest (la celebre sagra della birra a Monaco,
ndr) o lo stesso Carnevale a Colonia? Che vergogna».
Però una violenza collettiva del genere, forse coordinata, non si era mai vista.
«Sono
criminali che non hanno niente a che fare con l’-I-slam e che vanno
puniti con estrema severità, non c’è dubbio. Ma sono cose che, in
silenzio, sono sempre successe in Germania. Perché, nonostante i bei
proclami, qui le donne non vengono mai difese. Abbiamo visto come le
loro denunce agli agenti siano rimaste inascoltate quella notte a
Colonia. Oppure come gli uomini presenti non le abbiano difese. In
Germania manca il coraggio. E le donne raramente denunciano le violenze,
perché sanno che non vengono ascoltate. Questo è un Paese che
discrimina le donne».
Come fa a dirlo, scusi? Perfino il cancelliere è una donna.
«Ma
la concezione della donna in Germania è molto particolare. Fa male
dirlo, ma è così. La donna da noi viene vista principalmente come una
potenziale mutti, una “mamma”, e questo influisce molto sulla vita
quotidiana, sui salari, sul rispetto. Basta vedere la percentuale di
artiste o scrittrici famose. Sono pochissime. Due anni fa c’è stata una
clamorosa protesta delle donne, la Aufschrei (una sorta di “grido
scandalizzato”, ndr) che denunciò pubblicamente il clamoroso sessismo
nel nostro Paese. Ma tutti l’hanno già rimossa. E nulla è cambiato».
Niente? Nemmeno dopo il decennio di Angela Merkel?
«Anche
se oggi mi ha un po’ deluso associando spudoratamente i fatti di
Colonia all’immigrazione, lei è un vero esempio di donna, lontano da
ogni stereotipo di “ragazza copertina”. Certo, oggi i tempi sono
migliori rispetto a quando c’erano Kohl o Schröder. Ma il problema
rimane. Del resto, la Germania non ha mai avuto un vero femminismo. È
ora di plasmarne uno per il XXI secolo. Non sarà facile. Ma ora il
problema vero è un altro».
Quale?
«Il razzismo che pervade
sempre di più la nostra società. Si faccia un giro sui social network in
Germania: è inquietante la valanga di bufale xenofobe che ogni giorno
circuiscono sempre più persone. Online c’è una propaganda invisibile che
sta inquinando le radici dello Stato democratico tedesco. Una mia amica
era alla stazione di Colonia la sera di San Silvestro e poco dopo su
Facebook ha scritto un post in difesa dei migranti. Ha ricevuto minacce
di morte. E qualcuno le ha detto: “Meritavi di essere stuprata”».