La Stampa TuttoScienze 13.1.16
E se il 2016 fosse l’anno che cambiò la fisica per sempre?
In
primavera ripartiranno i quattro test al Cern di Ginevra, a caccia di
nuove particelle e nuove dimensioni. Oggi alla Normale di Pisa una
lezione sugli scenari del futuro
di Gabriele Beccaria
Immaginate
il Cern come un serial tv di successo planetario: la prossima stagione,
il 2016, inizierà a primavera con vecchi e nuovi protagonisti e un
finale aperto. Tornerà in scena il bosone di Higgs e potrebbe
materializzarsi una particella X, mentre si scontreranno le personalità
rivali di 12 mila studiosi di un centinaio di nazioni, tenuti a bada
dalla forza gentile del neo-direttore generale, l’italiana Fabiola
Gianotti. Gli episodi prevedono esplorazioni nei fondamenti della
materia e avventure nell’evoluzione dell’Universo. Il tutto in un’aura
di effetti speciali e genuina meraviglia garantita dall’acceleratore di
particelle Lhc, che in una sola stagione ha fatto scontrare 4 milioni di
miliardi di protoni, studiandone le energetiche manifestazioni. La
scienza, al Cern, è un’esperienza talmente vertiginosa da evaporare
nella metafisica.
Voci e volti di quei 12 mila (tra cui molti
italiani) animano un cosmo parallelo: si incontrano e si scontrano sul
web e ogni tanto si affacciano anche nella dimensione dei non addetti ai
lavori. Un’occasione sarà stasera, alla Scuola Normale Superiore di
Pisa, quando Günther Dissertori dell’Istituto per la fisica delle
particelle dell’Eth, lo Swiss Federal Institute of Technology di Zurigo,
terrà una conferenza pubblica. «Rendere l’invisibile visibile e
l’impossibile possibile», è il titolo dell’evento, organizzato
nell’ambito del programma «Immersioni virtuali nella scienza». E in
effetti l’invisibile e l’impossibile sono gli ingombranti compagni di
viaggio del professore: al Cern ricopre il ruolo di vice-presidente del
«board» che discute e decide la gestione di «Cms», uno dei quattro
mega-esperimenti in programma con «Alice», «Atlas» e «Lhcb».
«Il
nostro è come un Parlamento, dove si raccolgono i rappresentanti di 170
istituti - racconta -. E devo dire che funziona». Collaborazione è
l’imprenscindibile principio che unisce - per piacere o per necessità - i
12 mila ego dei 12 mila scienziati, tanto che uno studio uscito dai
laboratori del Cern ha catalizzato l’attenzione della rivista «Nature»
per l’abnorme quantità di autori: 5 mila concentrati in una sola volta.
Un record. «Ecco una manifestazione della Big Science», osserva
Dissertori, parlando della ricerca condotta ai limiti estremi, possibile
soltanto con altissime concentrazioni di soldi, macchine e cervelli,
proiettati verso obiettivi da hybris. Per esempio l’origine
dell’Universo (il Big Bang).
E allora questa Big Science dove
spingerà a velocità di curvatura l’astronave del Cern? Se gli approdi
restano incerti, ci sono rotte già tracciate e il professore altoatesino
le anticipa così: «Vogliamo ritrovare il bosone di Higgs con nuovi dati
e a energia più alta, misurandone le proprietà. E scoprire se
corrisponde alle predizioni del Modello Standard, quello che organizza
le variopinte famiglie delle particelle subatomiche, o se presenta
interessanti deviazioni, dovute alla Nuova Fisica, che al momento resta
nascosta».
La Nuova Fisica è il Graal dei 12 mila: corrisponde a
una serie di modelli teorici alternativi. Vanno sotto il nome di
«Supersimmetria» o «Extradimensioni» (e molti altri) e prevedono una
serie di nuove particelle con una massa maggiore di quella che
caratterizza le «sorelle» già conosciute. Una «new entry» potrebbe
essere il fantasma comparso poco prima di Natale: forse esiste davvero o
forse è una momentanea fluttuazione di dati e quindi destinata a
scomparire come un miraggio.
Dissertori e i suoi colleghi avranno
una spaventosa quantità di informazioni da analizzare. Provengono dalle
collisioni tra protoni all’interno dell’anello sotterraneo di Lhc:
quando è in funzione, ne avvengono fino a 40 milioni al secondo. Negli
scontri a una velocità prossima a quella della luce si cercheranno altri
bosoni, più pesanti dell’Higgs, e risposte alle innumerevoli domande
che inquietano i fisici. Una tra tutte: la materia oscura, che si
ipotizza componga oltre il 20% dell’Universo e che al momento è un
gigantesco mistero. Fa impressione pensare che, quando osserviamo il
cielo, vediamo la frazione di un affresco che nessuno ha mai descritto.