sabato 9 gennaio 2016

La Stampa 9.1.16
Unioni civili, sulle adozioni gay Renzi lascerà libertà di coscienza
Il premier personalmente favorevole, ma cerca ancora una mediazione
No all’utero in affitto, il punto di partenza resterà il testo della Cirinnà
di Francesco Maesano

«L’importante è che la legge ci sia». Matteo Renzi ha riassunto così con i suoi la linea che il Pd terrà da qui a quando la legge sulle unioni civili inizierà la discussione al Senato. Il premier è personalmente favorevole alla step-child adoption, ma per non doversi intestare l’ennesima mediazione al ribasso su un testo già limato ha deciso di rimettersi all’aula, lasciando libertà di coscienza e di fatto tirando dritto sull’approdo del disegno di legge Cirinnà in aula così com’è.
Ieri pomeriggio, dopo l’incontro tra Renzi, Boschi e i capigruppo Pd di Camera e Senato, s’era sparsa la notizia di un tentativo di mediazione in extremis per tenere dentro i centristi. Il timore di parte del Pd è di ritrovarsi senza l’appoggio del M5S al momento di votare sugli emendamenti col voto segreto. Timore strumentale per alcuni, dato che dal M5S sono arrivate sia formalmente che informalmente rassicurazioni sulla compattezza del gruppo sul sì alla legge.
Fondato per altri, come i parlamentari che si sono riuniti ieri nello studio di Donatella Ferranti con Walter Verini e altri per elaborare qualche proposta di mediazione. Una di queste prevede di inserire nel testo un rimando alla legge sulle adozioni speciali, lasciando al magistrato la valutazione della coppia. Una proposta che contiene un evidente elemento di disomogeneità legata alla valutazione dei giudici chiamati a stabilire se affidare o meno il figlio di un membro della coppia, anche omosessuale, all’altro componente.
Altra ipotesi sarebbe quella di consentire la stepchild adoption solo se il bambino sia nato prima della stipula dell’unione civile. Eventualità facilmente aggirabile posticipando la scelta di unirsi civilmente. Il terzo scenario invece prevede di innalzare le pene per utero in affitto facendole partire da una minimo di tre anni e trasformandolo così in un reato maggiore, perseguibile anche se commesso all’estero.
«Sicuramente un punto d’incontro potrebbe essere quello di ribadire il no assoluto all’utero in affitto. È un tema vero, che unisce laici e cattolici, che è figlio anche di lunghe battaglie della cultura laica e femminista», faceva notare ieri Francesco Russo del Pd, provando a inserire la proposta nel dibattito.
Per ora nulla di tutto questo entrerà nel testo. Se invece, partendo da queste proposte, dovessero essere presentati emendamenti, questi dovrebbero passare dal vaglio dell’ufficio legislativo del Pd al Senato.
I primi a capire che gli spazi di mediazione sono esauriti e non resta che prepararsi alla battaglia parlamentare sono stati i centristi. «Sul ddl Cirinnà non può e non potrà esserci mediazione o trattativa, né sul merito né sul metodo. L’unica mediazione possibile è cancellare questa discussione e rinviarla alla prossima legislatura se il Pd riuscirà a vincere le elezioni da solo», ha tagliato corto Alessandro Pagano di Area Popolare.
Ora toccherà al gruppo ristretto del Pd guidato da Maria Elena Boschi traghettare il dibattito verso l’assemblea dei senatori con meno scossoni possibili. Solo in quella sede, tra una decina di giorni, si capirà quanti tra i parlamentari critici hanno davvero intenzione di dire no.ero passare