sabato 9 gennaio 2016

Corriere 9.1.16
Una prudenza imposta dagli altri fronti caldi 
Il voto finale verrà influenzato anche dall’impatto della piazza cattolica
di Massimo Franco


Troppa fretta, forse. E adesso, il governo sembra costretto a fare i conti non tanto con i rapporti di forza parlamentari, ma con resistenze culturali che non aveva calcolato fino in fondo. La decisione di Matteo Renzi di lasciare ai parlamentari la libertà di coscienza sulla legge che regola le unioni civili va interpretata come un gesto di realismo. Si tratta, tuttavia, di una scelta maturata dopo l’incontro di ieri pomeriggio col ministro delle Riforme istituzionali, Maria Elena Boschi, e i due capigruppo del Pd.
E fa seguito alle parole bellicose dei giorni precedenti, che mostravano un governo deciso ad approvare il testo così com’era, rifiutando qualunque compromesso. Evidentemente, dalla maggioranza, intesa come Nuovo centrodestra di Angelino Alfano, da qualche frangia residua del Pd, e da una parte delle opposizioni, sono arrivati segnali di forte scetticismo. Alfano ha addirittura ipotizzato un referendum abrogativo, mettendo in allarme un Vaticano memore degli scontri perdenti sul divorzio nel 1974 e sull’aborto nel 1981.
La Chiesa cattolica preferisce rassegnarsi ad accettare le unioni civili. E in parallelo fa sentire discretamente le sue profonde riserve: tanto più in un momento in cui Papa Francesco mostra apertura e rifiuta di assecondare derive referendarie e scontri ideologici. Questo sfoggio di moderazione costringe il governo a fare i conti con le lacerazioni potenziali di provvedimenti considerati di sinistra ma forse non proprio popolari. Ammettere per legge l’adozione del figlio del convivente per le coppie omosessuali è qualcosa che il premier ha dichiarato di volere.
Ma da ieri delega al Parlamento la soluzione, con distacco ostentato. Il tentativo è di non forzare la mano e di non politicizzare troppo la questione, una volta indicata la rotta. Anche perché le votazioni al Senato avverranno a fine mese. E incroceranno la manifestazione cosiddetta del «Family Day», la giornata indetta dalle associazioni cattoliche ostili alle norme che Renzi spera di approvare. Palazzo Chigi è già esposto su molti fronti. La scia giudiziaria dell’inchiesta sul salvataggio di quattro banche locali promette altre sorprese.
In più ci sono le tensioni in aumento con l’Europa. E le giunte locali, a cinque mesi dalle elezioni amministrative, restano un rebus. Aggiungere a queste incognite la sfida sulle unioni civili potrebbe risultare imprudente. Come minimo, il governo cercherà di verificare la consistenza della piazza cattolica; e di valutare quanto pesi il «no» alla legge di una parte della società italiana. Sarà quella risposta a influire sul contenuto del testo finale.