venerdì 8 gennaio 2016

La Stampa 8.1.16
Polonia-Ungheria, un patto anti-Ue
La Slovacchia: no ai profughi musulmani
Orban e Kaczynski in un albergo sui Carpazi rafforzano l’alleanza dell’Est Juncker: ora basta controlli alle frontiere, tutelare Schengen è un dovere
Contro la riforma della Corte Costituzionale e la legge sui media sono scesi in piazza migliaia di polacchi e la Ue discuterà della vicenda la prossima settimana
di Monica Perosino


Ora lo slogan è «salvate il soldato Schengen». Ma mentre Junker cerca di salvare l’Unione, a Est Polonia, Ungheria e Slovacchia lavorano dietro le quinte nella direzione opposta.
Soluzioni nazionali
La Commissione Ue avverte, per bocca del vicepresidente Frans Timmermans, che «non ci può essere soluzione nazionale» per il dramma delle migrazioni. La mancanza di risultati nella strategia europea per affrontare l’onda di piena dei rifugiati sta spaccando l’Unione, dove si moltiplicano le reintroduzioni dei controlli alle frontiere e sbocciano movimenti velenosi come il fronte anti-euro messo in piedi da Polonia e Ungheria.
Così l’olandese di Bruxelles è volato ieri a Berlino, per calmare gli spiriti nel governo Merkel, e domenica va in Turchia, per convincere le genti di Erdogan ad arginare i flussi come pattuito in novembre. Presto o tardi, si renderà necessaria una tappa a Budapest e Varsavia.
Il semestre Ue a guida dei Paesi Bassi comincia come s’è chiuso quello lussemburghese, con migrazioni e terrorismo in testa alla lista dei problemi. Dopo un 2015 da un milione di profughi entrati nell’Unione, l’intero pacchetto di interventi discussi dai Ventotto da maggio in poi non ha dato frutti. L’ondata di piena continua, 3 mila al giorno in Grecia, frenati solo dal Generale Inverno.
«Tutelare Schengen è un dovere collettivo - ha detto il capo della Commissione, Jean-Claude Juncker, alla conferenza stampa che ha aperto la presidenza olandese -. Non si può andare avanti con questo stillicidio di governi che giorno dopo giorno ripristinano i controlli alle frontiere».
La morale di un alto funzionario europeo è che «se non si riducono i numeri in entrata entro l’estate saremo davvero in crisi». Timmermans si dà un paio di settimane per raddrizzare il quadro. Punta sulla Turchia, nei confronti della quale ammette «insoddisfazione». L’olandese esige una «roadmap» precisa perché il TeamJuncker è convinto che «quando caleranno i numeri si tranquillizzerà anche la situazione nelle capitali» e la ricetta europea funzionerà.
Il premier olandese Mark Rutte ricorda che si deve ridurre il numero dei migranti in arrivo; far funzionare lo schema di redistribuzione; garantire che i controlli siano adeguati.
Il blocco dell’Est
E ieri, dall’altra parte dell’Europa, nei Carpazi, in un incontro segreto e durato 6 ore, due «nemici» dell’Unione si sono seduti allo stesso tavolo per imbastire una «tattica comune» contro l’Ue. Il leader del partito dell’ultradestra al potere in Polonia, Jaroslaw Kaczynski, e il premier ungherese Viktor Orbán si sono visti all’ombra del pittoresco castello di Niedzica, nel sud della Polonia. Un pranzo a base di trota, zuppa e strategie anti-Ue di cui nessuno, eccetto pochi colleghi di partito, sapeva nulla. Con loro i segretari di Stato dei due Paesi.
Non è stato rilasciato nessun comunicato dopo i colloqui, che sarebbero rimasti segreti se il sito ungherese vs.hu non avesse parlato di un viaggio di Orban in Polonia, rilanciato da «Gazeta Wyborcza» con la notizia dell’incontro «anti-Unione dei cugini». E mentre a Niedzica si «tramava» alle spalle della Ue, la Slovacchia, dopo le aggressioni di Colonia, annunciava di non volere più accogliere profughi musulmani.
Kaczynski e Orbán hanno discusso di immigrazione, ma soprattutto del loro ruolo in Europa, dopo le due nuove leggi varate da Varsavia, quella sul controllo dei media da parte del governo – ricalcata sul modello ungherese e firmata ieri dal presidente polacco Duda – e quella sulla Corte costituzionale, che rimette al governo di Varsavia la nomina di 5 giudici su 15. Una direzione che avvicina i due Paesi dell’Est, ma che ha creato un’ondata di critiche internazionali, con la Commissione Ue pronta ad aprire un dossier sullo stato di diritto a Varsavia.
Secondo fonti vicine ai vertici del Pis, Kaczynski e Orban avrebbero anche condiviso la stessa posizione sulle proposte britanniche per la riforma della Ue. Il premier britannico – oggi a Budapest - vorrebbe tra l’altro tagliare i benefit sociali per gli immigrati e rafforzare la sovranità degli Stati nazionali. «Era prevedibile che - spiegano dal Pis - l’azione di condanna europea a Varsavia avrebbe spostato l’asse verso Est e contribuito alle relazioni tra Kaczynski e Orbán. Solo l’anno scorso Kaczynski aveva rifiutato un incontro a Varsavia con il primo ministro ungherese, accusandolo di «distruggere la comunità europea». Le differenze non sono cambiate ma ora abbiamo interessi comuni, come rafforzare la cooperazione nel Gruppo di Visegrad, e, insieme, respingere lo strapotere da Bruxelles».