La Stampa 4.1.16
L’offensiva Pd sui social network per frenare l’ascesa dei grillini
Dal 40% contro 20% subìto alle europee, il M5S è risalito fino a insidiare i democratici nei sondaggi
Il premier dà ai parlamentari l’ordine di attaccare: scatenati i giovani, Carbone, Romano, Rotta
di Francesco Maesano
Su Palazzo Chigi tira una brutta aria, da vento che sta girando. Sondaggi alla mano, il Pd di Matteo Renzi è passato dal doppiaggio 40 a 20 inflitto al M5S alle Europee del 2014 a un testa a testa con i Cinquestelle rilevati in costante crescita. Tutto in poco più di un anno e mezzo.
Tra i dubbi di alcuni e i timori di tanti per le performance dei rivali, i responsabili della comunicazione Pd hanno spiegato al premier che tra le ragioni dell’inversione di tendenza c’è la forte militanza del personale politico Cinquestelle sui social media. Per mesi, incontrastati, deputati e senatori del Movimento hanno fatto di Twitter e Facebook una loro riserva personale di caccia al voto. Così è giunta l’ora di diventare aggressivi sui social media anche per i parlamentari Pd.
C’è un programma di riconquista della rete che prevede toni più alti e maggior presidio: al Pd manca quantità, numero di post. Il debutto c’è stato durante la due giorni di banchetti organizzata dal Pd all’inizio di dicembre. Ai parlamentari era stato chiesto di postare sui loro profili dei video dalle piazze del Paese per raccontare l’orgoglio Pd. Ne sono arrivati pochini. Certo, si trattava del primo esperimento di quel tipo. Anche perché fino a poche settimane fa, un po’ sdegnosi, i parlamentari Pd evitavano lo scontro su quel terreno, anche per non legittimare i Cinquestelle come avversario diretto. Ora tocca a tutti impegnarsi in prima persona, andando a sfidare il M5S sul suo terreno.
Tutti. A partire dal vicesegretario Guerini che durante l’ultimo caso espulsioni scoppiato nel Movimento twittava: «Se pensi differente dal #M5S ti espellono. Altro che democrazia della rete, è la dittatura di #Casaleggio, il lato oscuro della forza». A rispondere immediatamente alla chiamata sono stati i più giovani come Ernesto Carbone, Alessia Morani e Andrea Romano. Quest’ultimo ha preso a lanciare anche una sua serie di hashtag; l’ultimo è #duobananas, col quale l’ex capogruppo di Scelta Civica, approdato al Pd dopo il grande risultato delle Europee, designa Grillo e Casaleggio. «L’odiogramma di Grillo e Casaleggio: e questi che stanno fallendo in tutte le città vorrebbero governare l’Italia? #duobanana», twittava la sera del 31 dicembre.
Ma il vero signore degli hashtag Pd è Francesco Nicodemo. Da palazzo Chigi, dove è tra i pochi a poter utilizzare gli account social del premier, ha coniato i vari #classedirigentemaddeche, #ballea5stelle o #malgoverno5stelle. A lui inoltre si deve la creazione del progetto di Pd Community: un gruppo di utenti estremamente attivi e motivati da far convergere nelle discussioni più calde per aumentare la massa critica in favore del partito. Grazie a quel lavoro Nicodemo è diventato responsabile della comunicazione nella prima versione della segreteria Renzi e quello schema, che risale al Pd pre-renziano, è stato oggi recuperato dalla nuova responsabile comunicazione, Alessia Rotta.
La deputata Pd ha avviato nei giorni scorsi un giro di riunioni centrate sui social con i responsabili locali della comunicazione del partito. Incontri di alfabetizzazione digitale utili da una parte per ravvivare la community ampliandola a livello locale, dall’altra per insegnare ai candidati come si sta in rete.
Il primo incontro a porte chiuse c’è stato a Torino a metà dicembre e ora, col nuovo anno, ne seguiranno altri nelle grandi città dove si vota in primavera. Ma la strategia di presidio dei social media proseguirà fino a ottobre, data del referendum confermativo delle riforme costituzionali sul quale Renzi preferisce spostare l’attenzione rispetto al più delicato passaggio delle amministrative.