venerdì 29 gennaio 2016

La Stampa 29.1.16
Il premier alla fine deve sfamare i centristi
di Marcello Sorgi

Dopo la partita delle presidenze di commissione, che tante polemiche aveva creato per la partecipazione alla spartizione delle poltrone anche dei verdiniani, nuova stampella esterna della maggioranza, alla fine è arrivato il rimpasto. C’è voluto più di un anno, a partire dalle dimissioni dei due ex-ministri Lanzetta e Lupi. E nel frattempo i posti si sono moltiplicati, complici altre uscite dal governo per varie ragioni (Pistelli trasferitosi all’Eni, Calenda a Bruxelles e Barracciu dimissionaria per motivi giudiziari, solo per fare tre esempi)
La fetta più grossa della torta va a Ap-Ncd, con un ministro, un viceministro e tre sottosegretari: Alfano, che aveva perduto con Lupi il ministero delle Infrastrutture, può dirsi rimborsato, anche se non premiato. Scelta civica, che nell’esecutivo aveva già l’Istruzione, prende un viceministro e un sottosegretario: Zanetti si può accontentare. Per il Pd entra Migliore, ex-Sel, ed esponenti della minoranza più dialogante, come Amendola e la Bellanova, vanno rispettivamente alla Farnesina e allo Sviluppo economico, mentre l’ex-presidente dell’Emilia Errani, di cui pure si era parlato a lungo, resta al palo. Nominato anche il nuovo sottosegretario alla Presidenza Nannicini, che dovrà guidare il think-tank economico di Palazzo Chigi.
Renzi consolida così la sua squadra, subito dopo il voto finale del Senato sulle riforme istituzionali e alla vigilia del complicato passaggio sulle unioni civili, le cui votazioni slittano alla prossima settimana, dopo il Family-day. La partita della nuova legge resta ancora imprevedibile: mentre prosegue la trattativa per cambiare il testo sul punto più controverso della stepchild adoption, non ė detto che alla fine la mediazione avrà successo. L’alleanza più forte per far passare la legge, sulla carta, resta quella tra Pd e 5 stelle, e i grillini continuano a ripetere che se la formulazione iniziale proposta dalla senatrice Cirinnà dovesse cambiare, loro non voterebbero. I rapporti tra i due partiti, assai deteriorati negli ultimi giorni dopo lo scontro al Senato sulle mozioni di sfiducia anti-Boschi, fanno temere a molti nel Pd che solo all’ultimo si capirà se questa estemporanea alleanza reggerà, o se invece, com’è avvenuto altre volte, M5s all’ultimo momento si sfilerà, schierandosi contro la legge. Nell’attesa si tratta su due tavoli, quello del compromesso che dovrebbe depotenziare o trasformare le adozioni all’interno delle coppie gay, e quello con i grillini, per far passare il testo così com’è. Ma nessuno è pronto a scommettere che dalle prossime votazioni in aula non salti fuori qualche sorpresa.