La Stampa 25.1.16
La strada in salita dei valori
di Federico Geremicca
Se
Matteo Renzi, battezzando il 2016 «anno dei valori», sperava di aprirsi
il cammino lungo un sentiero meno impervio rispetto al 2015, «anno
delle riforme», bene: gli sono bastate un paio di settimane per aver
conferma che le cose non stanno proprio così.
Le tante e affollate
«piazze arcobaleno» di sabato scorso e il prevedibile successo che avrà
il Family day indetto per quello prossimo sono lì a dimostrarlo.
Il
tema dei cosiddetti diritti civili, infatti, sarà magari tra i meno
sentiti nella «cittadella della politica» (come dimostrano, per altro,
gli imbarazzanti ritardi accumulati su questo fronte) ma interessa e
coinvolge i cittadini in maniera diretta e appassionata, trattandosi di
questioni che segnano e scandiscono la loro vita quotidiana. Ed è per
questo che le «due Italie» che simbolicamente si contrappongono in
piazza sul tema delle unioni civili, a distanza di sette giorni l’una
dall’altra, reclamano con urgenza da governo e Parlamento risposte
chiare e, soprattutto, definitive.
Non sarà una gatta facile da
pelare, diciamolo subito. I 6 mila emendamenti già presentati in Senato e
tesi a correggere il disegno di legge Cirinnà non lasciano presagire
nulla di buono. In più, il ricorso al voto segreto e il fatto che due
dei maggiori gruppi presenti a palazzo Madama (Pd e Forza Italia)
abbiano deciso di lasciare libertà di coscienza ai propri senatori,
rendono ardua la tradizionale professione di ottimismo: non solo circa
l’effettiva approvazione della legge, ma anche riguardo al testo che
potrebbe venirne fuori. Se a ciò si aggiunge che quasi tutti i partiti
risultano divisi al proprio interno, il quadro è chiaro: e nient’affatto
rassicurante.
Il milione di cittadini italiani, che sabato hanno
riempito le «piazze arcobaleno», reclamano però una risposta. Per ora,
quella di Renzi e del Pd è chiara: la legge non è rinviabile e il testo
Cirinnà non si cambia, nemmeno nel contestatissimo articolo riguardante
la cosiddetta stepchild adoption (la possibilità, all’interno di una
coppia gay, di adottare il figlio del partner). E’ una linea che non
solo non convince tutti nello stesso Pd, ma che ha spaccato la
maggioranza di governo e spinto il Vaticano a far sentire la sua voce.
In più, da sabato prossimo ci sarà presumibilmente almeno un altro
milione di cittadini che chiederà a governo e Parlamento cose
decisamente diverse se non opposte a quelle delle «piazze arcobaleno».
Per
Matteo Renzi un passaggio nient’affatto semplice, e in una settimana
che già si presenta unioni civili a parte densa e delicata. Domani,
infatti, va al voto in Senato la mozione di sfiducia al governo per il
caso Banca Etruria; giovedì inizia (sempre a Palazzo Madama) la corrida
sul disegno di legge Cirinnà, e il giorno dopo Renzi dovrà volare a
Berlino per l’atteso e delicatissimo faccia a faccia con l’«amica»
Angela Merkel. Appuntamenti certo delicati e dall’esito non scontato: ma
che non possono distrarre governo e Parlamento dalla necessità di
colmare, stavolta, una lacuna etica e legislativa insopportabile in un
Paese moderno e civile.
L’«anno dei valori» si apre, insomma,
all’insegna dello scontro e delle difficoltà. E a voler andar avanti su
questo sentiero (eutanasia, ius soli, legge sull’omofobia) non è che
all’orizzonte s’intravedano passaggi semplici. Renzi può lamentare come
in altri campi il gravosissimo lascito ereditato dalle precedenti classi
dirigenti: ed è vero che all’ombra dello strumentale ritornello secondo
il quale con le riforme e l’affermazione dei nuovi diritti «non si
mangia», il Paese ha accumulato in questa materia ritardi tali da farne
fanalino di coda in Europa. Ma così stanno le cose. E se non stessero
così, del resto, non ci sarebbe stato bisogno, al governo, di un leader
che prometteva di «cambiare verso» ad un Paese prostrato ed
arrabbiato...