La Stampa 23.1.16
La replica del Pd alle critiche di Monti: “Abbiamo fatto riforme più incisive”
Taddei: “Con l’Ue è un problema di merito, non di toni”
di Alessandro Barbera
Taddei,
 l’ex premier Monti critica il modo in cui Renzi e il governo stanno 
gestendo i dossier in Europa: eccessiva leggerezza nelle dichiarazioni, 
toni da bar sport, un buon modo per non ottenere nulla. Lei che 
risponde?
«Il problema non sono i toni, ma il merito delle scelte.
 Le ultime parole di Mario Draghi affermano il ritorno della volatilità 
nell’economia mondiale. Questa tensione minaccia l’Europa e l’euro e ci 
chiama a decisioni veloci e coordinate tra governi».
L’obiezione 
di Monti è pertinente allora: proprio perché il momento è difficile 
occorre evitare di entrare come elefanti nella cristalleria. O no?
«Eviterei
 una discussione sui toni quando il problema sono il merito delle 
politiche. L’Italia ha deciso, in autonomia e per convinzione, di 
investire sulle riforme strutturali. Ha fatto, tra le altre cose, una 
riforma del mercato del lavoro ad una velocità sorprendente. L’abbiamo 
fatto perché la velocità di quella riforma era necessaria all’Italia e 
all’Europa. Non è forse lecito aspettarsi che anche l’Europa adotti la 
medesima velocità nel completare le scelte politiche a cui essa stessa 
si è vincolata?».
Il governo Monti ha realizzato riforme strutturali senza sentire il bisogno di sparare a zero contro Bruxelles. O no?
«Ha
 fatto certamente una riforma importante, quella delle pensioni, ma era 
costruita sul capitale politico dell’emergenza. Le riforme figlie 
dell’emergenza lasciano sempre il dubbio che i cittadini, passata 
l’emergenza, le ritirino. Le nostre riforme, partendo da quella del 
lavoro, sono figlie della politica, si reggono sulla convinzione. 
Abbiamo detto al Paese che era giusto farle, non che dovevamo farle. La 
loro forza è completamente diversa».
Che senso ha attaccare Juncker? Non è un ottimo modo per indebolire la Commissione e far prevalere le logiche nazionali?
«La
 Commissione Juncker doveva essere una innovazione rispetto a quella che
 l’aveva preceduta. Si era data la missione di rilanciare gli 
investimenti, il piano Juncker. È troppo chiedergli di realizzare i 
propri progetti? È compiere un’operazione di sponda al populismo 
anti-euro? Forse è vero il contrario. Guardiamo alle elezioni francesi: 
il populismo prende più voti dove più alta è la disoccupazione, non 
l’immigrazione. La mancanza di lavoro e investimenti sono il vero nemico
 dell’Europa».
Monti dice: se avete obiezioni sull’operato di 
Juncker, se pensate sia schiacciato sulla Germania, potete rivolgervi 
alla Corte di Giustizia europea.
«Non è un problema di procedura, ma di politica: non cerchiamo ritorsioni, ma collaborazione».
C’è voluto un anno e mezzo per fare la bad bank. Un po’ troppo non crede?
«Il
 governo ha fatto il possibile. I vertici delle istituzioni europee 
invece non hanno compreso l’esigenza della velocità nel superare il 
problema delle sofferenze bancarie per far ripartire il credito alle 
imprese. Si comprende l’importanza del problema, ma si sottovaluta 
l’importanza della velocità nella risposta».
 
