La Stampa 21.1.16
Pechino punta al greggio del Golfo
Maxi-accordo con l’Arabia Saudita
Missione di Xi Jinping per rafforzare l’asse con Riad e Teheran
di Cecilia Attanasio Ghezzi
La
visita in Arabia Saudita del presidente Xi Jinping, si è conclusa con
un accordo da più di un miliardo di dollari tra i rispettivi giganti del
petrolio: Aramco e Sinopec. Il suo primo viaggio in Medio Oriente lo
porterà ancora al Cairo e si concluderà a Teheran. Il momento è stato
scelto con cura. I rapporti tra Riad e Teheran hanno raggiunto il punto
di tensione più alta dell’ultimo decennio e, anche se è improbabile che
degenerino in una guerra, la Cina ha tutto l’interesse a calmare gli
animi. I due Paesi, insieme, hanno fornito quasi un quarto del totale
delle importazioni cinesi del 2015. E si tratta soprattutto di petrolio.
La
Repubblica popolare ormai compete con gli Stati Uniti per il primo
posto tra i Paesi importatori di oro nero. Ad aprile scorso, con 7,4
milioni di barili al giorno, li ha addirittura superati. Il suo primo
fornitore è l’Arabia Saudita, seguito dalla Russia e dall’Iran dove, da
quando sono state ridotte le sanzioni, la Cina ha raddoppiato gli
investimenti negli impianti estrattivi arrivando a quota 52 miliardi di
dollari. E più gli Stati Uniti dimostrano di volersi affrancare dal
greggio proveniente dai Paesi arabi, più i rapporti tra questi ultimi e
le aziende di Stato cinesi si stringono.
Non è un caso che il
presidente cinese Xi e il re saudita Salman hanno inaugurato un centro
di ricerca sull’energia e una raffineria. I due governi hanno firmato 14
accordi commerciali e un memorandum di intesa per la costruzione di un
reattore nucleare raffreddato a gas. Grande attenzione, come sempre, è
stata data ai progetti legati alla nuova Via della seta, ovvero agli
investimenti necessari per potenziare le infrastrutture tra Cina e
Europa lungo l’antica rotta commerciale. Un tema che Xi svilupperà più
approfonditamente oggi in Egitto, dove verrà accolto dal presidente
al-Sisi e terrà un discorso alla Lega araba sulle politiche cinesi in
Medio Oriente. L’occasione è quella del 60° anniversario dei rapporti
con l’Egitto, il primo tra i paesi del mondo arabo ad aprire un canale
diplomatico con la Repubblica popolare. Come ha anticipato l’inviato
speciale in Medio Oriente Gong Xiaosheng si tratterà di ribadire i
principi di non interferenza e di accordi «win-win». «Ci sono moltissimi
indizi che suggeriscono che i Paesi del Medio Oriente supereranno prima
le loro difficoltà se diminuiranno le influenze esterne», ha detto Gong
in un’intervista all’agenzia di stampa governativa Xinhua. Si attende
anche un prestito di un miliardo di dollari alla Banca centrale egiziana
per sostenere le riserve estere e un accordo da 700 milioni per
l’apertura di una linea di credito.
L’ultima tappa del presidente
cinese è forse la più significativa. Xi arriverà a Teheran appena
qualche giorno dopo la caduta delle sanzioni internazionali. Sarà il
primo capo di stato straniero a visitarla nel nuovo contesto. Le
compagnie petrolifere cinesi sono state di fatto le uniche aziende
straniere a continuare a lavorare nella Repubblica islamica dopo il
2010. E infatti il primo ordine a riprendere la produzione del ministro
iraniano per il petrolio è stato all’azienda di Stato Sinopec. Durante
il periodo delle sanzioni, inoltre, la Cina avrebbe permesso all’Iran di
stoccare il surplus.