martedì 19 gennaio 2016

La Stampa 19.1.16
Carboni, presunto capo della loggia massonica P3
“Chi mi tira in ballo vuole colpire Palazzo Chigi”
Il faccendiere: Boschi? Non me lo ricordo. Fra i miei amici Verdini
intervista di Nicola Pinna

Squilla il cellulare e Flavio Carboni risponde al primo trillo. È una chiamata che aspettava: dall’altra parte c’è Gianmario Ferramonti, l’ex leghista che qualche mese fa era dato come candidato a sindaco a Milano. «Hai visto quanti poteri ci stanno attribuendo in questi giorni? Hai letto che oggi Fabio Arpe dice di non conoscerti? Eppure, il suo nome per scegliere il direttore di Banca Etruria me l’hai fatto tu». Lo invitano ai talk show e gli propongono interviste, ma Flavio Carboni non svela altri segreti. E la butta sul ridere. Ha in mente di presentare una querela, ma la ribalta da uomo potente se la gode divertito. Il ruolo del faccendiere capace di “fare un nome per ciascuna banca” sembra quasi che gli piaccia: «Mi hanno attribuito di tutto, c’è qualcuno che mi chiama “santità”. Ora mi vorrebbero utilizzare per creare fastidio al Governo».
E perché scomodano proprio Flavio Carboni da Sassari?
«Facilmente intuibile. Sono il capo della P3. O vi siete dimenticati? Scherzi a parte, l’idea era semplice: dire che le banche scelgono i loro direttori con uno condannato per il crac del Banco Ambrosiano è una bella notizia. È funzionale al piano di colpire il Governo. Flavio Carboni, d’altronde, ha la fama del bancarottiere».
Ma il nome del direttore generale di Etruria, al vice presidente Boschi, l’ha suggerito davvero?
«Io non ho mai avuto tempo di parlare con Boschi della sua banca. L’ho visto due volte. Solo pochi secondi, in strada e nel mio ufficio. Era li per un altro incontro, non con me».
E con chi?
«Col mio amico imprenditore Valeriano Mureddu, lo stesso che me l’ha presentato. Non so di cosa dovessero trattare, forse di questioni legate alla banca. Mureddu e Boschi si conoscevano da molto tempo e si vedevano spesso».
Com’è andata la vicenda del direttore generale della banca?
«Valeriano Mureddu, credo su richiesta del signor Boschi, mi ha chiesto di aiutarlo a trovare qualcuno. E io mi sono attivato con altri amici. Si sono rivolti a me perché sanno che conosco bene il mondo della finanza. Non avevo conoscenze dirette e ho chiesto a Ferramonti. Mi ha segnalato Fabio Arpe e io l’ho al mio amico Mureddu. Non al signor Boschi».
Quindi lei non ha mai fatto affari col padre del ministro Boschi?
«Non mi ricordo neppure che faccia abbia. Se dovessi ritrovarmelo di fronte rischierei di non riconoscerlo. Mi attribuiscono il potere di far cadere il Governo solo per avergli stretto la mano».
Come mai lei si è fidato ciecamente del consiglio di Ferramonti? Sapeva qualcosa su Arpe?
«Sapevo solo che era il fratello del più noto Matteo Arpe. Anzi, all’inizio pensavo fosse la stessa persona».
Il padre di Renzi non l’ha mai conosciuto?
«So che il Renzi ha un papà, l’ho visto in foto sul giornale. È amico del mio amico Mureddu. Lui è figlio di un sardo emigrato e vive nello stesso paese del premier».
Il ministro Alfano dice che né lei né un gruppo di massoni potranno far cadere il Governo. La temono?
«Son d’accordo con lui. Anche perché non conosco segreti e non ho mai detto a nessuno di avere rivelazioni da fare».
Chi frequenta a Palazzo Chigi?
«Solo Verdini. Non è ministro ma è lui che tiene in piedi il Governo di Renzi. Siamo amici e l’inchiesta sulla P3 lo ha già rivelato».
A 83 anni negli scandali italiani compare ancora il suo nome: perché non fa il pensionato?
«Se ho tutti questi impegni vuol dire che nel corso ho sempre fatto bene. Tutti mi stimano, non ho mai tradito, godo di fiducia, ho persino difficoltà ad accettare tutti gli inviti. Non sono un chiacchierone, anzi ho la fama di uno fin troppo misterioso. Ho retto 34 anni di inchieste, sono sempre stato assolto, tranne una volta: mi considero un fenomeno vivente».