La Stampa 19.1.16
Lite sui licenziamenti-lampo
Camusso: le regole ci sono già
Renzi ha annunciato una stretta contro i dipendenti pubblici fannulloni: «Li cacciamo in 48 ore»
La norma contro i “furbetti del cartellino” domani in Consiglio dei ministri
La Corte dei Conti non controllerà più le partecipate: protestano i magistrati
di Roberto Giovannini
Ci
sono o no le regole per poter licenziare subito i dipendenti pubblici
pizzicati in flagrante in colpe gravi? Esistono già, dicono il leader
della Cgil Susanna Camusso e l’ex ministro di Fi Renato Brunetta. Non la
pensa così il governo, secondo cui mancano ancora due aspetti decisivi:
una vera accelerazione dei tempi e soprattutto l’obbligo per i
dirigenti di agire, se non vogliono incorrere in un reato penale, e
rischiare a loro volta il licenziamento. Il provvedimento sarà domani
all’esame del Consiglio dei ministri: «Chi timbra e poi esce
dall’ufficio va a casa in 48 ore - scrive su Twitter la ministra della
Pubblica amministrazione Marianna Madia - lo facciamo anche in difesa
dei lavoratori pubblici onesti».
Ieri Susanna Camusso ha
presentato la nuova proposta Cgil di Carta dei diritti dei lavoratori.
Un nuovo complessivo «Statuto» su cui verranno ora consultati gli
iscritti, e che diventerà una proposta di legge. La numero uno Cgil,
peraltro, accusa il governo di fare «propaganda» sui licenziamenti. E
non sembra troppo interessata a un referendum sul Jobs Act.
Le
nuove misure sui licenziamenti saranno uno degli 11 decreti attuativi
della riforma Madia della pubblica amministrazione domani all’esame del
governo. Uno di questi prevede novità per quanto riguarda le società
partecipate pubbliche, con la riduzione attesa del numero delle aziende
pubbliche da oltre 8.000 a circa 1.000. Su questo decreto, però, proprio
ieri è arrivata una dura presa di posizione dei magistrati della Corte
dei Conti. Nel mirino c’è la norma, voluta dal governo, che sottrae al
controllo della Corte dei Conti la verifica della correttezza dei conti
delle società «in house», ovvero quelle controllate al 100% dalle
amministrazioni pubbliche. La riforma assegna questi controlli alla
magistratura civile ordinaria.
«Sono disposizioni - si legge in
una nota dei magistrati della Corte dei Conti - che incidono
negativamente sulle funzioni giurisdizionali e di controllo», e che
destano «forte preoccupazione». Molti dei settori affidati a questa
società - vedi i rifiuti - «sono particolarmente esposti a fenomeni di
corruzione e di malaffare». E con il passaggio delle verifiche alla
magistratura ordinaria, si rischia non solo di allungare i tempi, ma di
affidare le verifiche a giudici non specializzati. E quel che è peggio,
con «lo schema privatistico» si rischia di rendere sostanzialmente
impossibile il «risarcimento, spesso di rilevante entità, del danno
erariale che resterebbe affidato esclusivamente all’azione dei soci».