La Stampa 19.1.16
Addio a Massimo Ottolenghi partigiano per sempre
di Guido Novaria
È
riuscito a ultimare il suo ultimo libro, L’alveare della Resistenza
(Giuffrè), dedicato ai magistrati e agli avvocati piemontesi che si
ribellarono al fascismo. Massimo Ottolenghi, classe 1915, magistrato e
avvocato civilista, esponente del Partito d’Azione, si è spento ieri
mattina nella sua casa di Torino.
Allo storico liceo classico
D’Azeglio era stato compagno di scuola dei futuri partigiani Emanuele
Artom e Oreste Pajetta. Allievo di Massimo Mila e Augusto Monti, nel
1937, a Vienna, fu coinvolto in una sparatoria: «Tornai a Torino e
lanciai l’allarme nella comunità ebraica, ma il mio racconto venne
considerato un’esaltazione giovanile».
Ottolenghi partecipò
attivamente alla vita partigiana nelle Valli di Lanzo da dove riuscì a
far fuggire in Francia centinaia di ebrei. Cinque anni fa scrisse
Ribellarsi è giusto, rivolto alle giovani generazioni. «Essere
partigiani, in tempi di revisionismo, significa difendere la
Costituzione, la legge, le istituzioni e il linguaggio. La regola è la
base di una società, non uno strumento di potere. Solo l’azione che
nasce spontanea dall’indignazione muove la storia. Ecco perché essere
partigiani nella contemporaneità. Ribellarsi non è impossessarsi del
potere ma restituire la legittimità alle istituzioni» ripeteva
Ottolenghi.