La Stampa 18.1.16
Vescovi, Ue, banche
Per Renzi dieci giorni sul filo del rasoio
Bagnasco: “Sì al Family day”. E Schaeuble attacca: se l’Italia dice no, i soldi per la Turchia li mettiamo noi
di Fabio Martini
Era
una “spina” che Matteo Renzi si aspettava ma ora il pronunciamento
della Chiesa italiana sul Family day rende tutto più concreto ed
ineludibile. Per il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, è
«condivisibile» e dalle finalità «assolutamente necessarie» la
manifestazione indetta dai movimenti cattolici il 30 gennaio a piazza
San Giovanni a Roma contro le Unioni civili sostenute dal governo Renzi.
L’aperto endorcement di Bagnasco al Family day è espresso sulla linea
tracciata dal Vaticano: «E’ una iniziativa dei laici, con la loro
responsabilità, come il Concilio Vaticano II ricorda» e l’obiettivo
della manifestazione «è decisamente buono perché la famiglia è il
fondamento di tutta la società». Il punto dolente, visto da palazzo
Chigi, è che la linea della Cei - non aderire e non sabotare - è stata
suggerita e voluta da papa Francesco.
Non sono giornate semplici
per Matteo Renzi, Messo sotto pressione da quelli che, un tempo, si
chiamavano i “poteri forti”: l’Europa, la Chiesa, una parte del sistema
informativo, in particolare sulla vicenda della Banca Etruria. Per
effetto di uno scavo giornalistico che vede impegnati giornali di
opposta tendenza come “Libero” e ”Il Fatto quotidiano “, la storia della
banca toscana si sta arricchendo ogni giorno di nuove “pennellate”: nel
recente passato della famiglia Boschi (e in parte anche a Rignano,
paese dei Renzi), stanno affiorando personaggi legati alla massoneria e
comunque circondati da una fama controversa. Una vicenda che non chiama
in causa nè Renzi né la Boschi, ma li lambisce e rispetto alla quale il
presidente del Consiglio mantiene un notevole aplomb, almeno in
pubblico.
In compenso, dopodomani si conclude un passaggio molto
importante per Matteo Renzi: mercoledì è programmata per i senatori
l’ultima votazione del disegno di legge costituzionale che prevede, tra
l’altro, l’abolizione del Senato e dunque la cancellazione della
possibilità per i senatori stessi, di essere rieletti. Dopo la lunga
navetta tra diverse Camere, la Costituzione prevede per l’ultima
votazione una maggioranza qualificata: devono votare sì la maggioranza
degli aventi diritto, dunque 161 senatori. In altre parole, se il ddl
Boschi fosse sì approvato, ma restando sotto il quorum, la legge
costituzionale verrebbe bocciata in toto. Se invece il ddl resterà sopra
quota 161, a quel punto la riforma passerebbe alla Camera per l’ultimo
sì, dopo il quale si aprirebbero le procedure per il referendum
“confirmativo”.In vista della votazione di dopodomani Matteo Renzi fa
sapere di essere tranquillissimo, uno stato d’animo non propagandato ma
confidato agli amici e dunque reale.
Ma il ddl costituzionale è
una specie di isola felice per Matteo Renzi, insidiato anche da una
“guerra europea”, che finora era stata gestita da Renzi Dopo le sortite
appuntite di personaggi conosciuti per il loro approccio moderato ma
anche di notevole peso nella nomenclatura comunitaria (Jean-Claude
Juncker e Pierre Moscovici), ora a complicare il quadro contribuisce una
considerazione davvero significativa che il ministro delle Finanze, il
tedesco Wolfang Schaeuble ha fatto in una intervista al “Sueddeutsche
Zeitung”. L’antefatto: nell’ultima riunione dell’Ecofin, l’Italia ha
congelato lo stanziamento di 3 miliardi deciso dall’Ue a favore della
Turchia per l’accoglienza dei migranti siriani. Due i rilievi italiani:
l’Unione deve concorrere con una quota superiore ai 500 milioni
previsti, sgravando i Paesi membri; devono essere chiariti meglio
criteri e requisiti dello stanziamento. All’intervistatore che chiedeva a
Schaeuble cosa ne pensasse, il ministro tedesco ha risposto: «Un Paese
ci fa un po’ penare, ma se qualcuno non è è disponibile, faremo noi: con
una “coalizione di volenterosi”». Affermazione davvero insidiosa: se
l’Italia ostacola, possiamo farne a meno: i soldi ce li mette la
Germania. Un viatico tutto da interpretare in vista dell’incontro del 29
gennaio a Berlino, tra Angela Merkel e Matteo Renzi.