domenica 17 gennaio 2016

La Stampa 17.1.16
Sala sceglie il rosso e cita Gramsci
“La mia priorità sarà il lavoro”
di Stefano Rizzato

Tanto rosso, su un solo palco, non si era forse mai visto. Perché i colori sono importanti, mica solo le parole. E Beppe Sala ha scelto di usare entrambi, nel suo «primo discorso da politico», per provare a sopire la solita critica: non essere abbastanza di sinistra. La critica che si sente ripetere da quando ha scelto di correre alle primarie del Pd, come futuro sindaco di Milano. E quella più ricorrente usata pure per il suo sostenitore più illustre, Matteo Renzi. «Penso di essere la migliore garanzia di vincere dopo», dice verso la fine - renzianamente - l’ex numero uno di Expo. Che parla di Resistenza e poi chiude, immerso nel suo palco rosso, ricordando e citando Antonio Gramsci. E adesso vediamo chi ha ancora dubbi.
La posizione di partenza è assai comoda. Proprio sulla scia di Expo, Sala resta il favorito verso delle primarie del 6 e 7 febbraio. I Cinque Stelle hanno proposto una candidatura debole. A destra tardano a fare la mossa. C’è pure la positiva eredità di Pisapia da raccogliere, con una folla di assessori in carica che hanno scelto di appoggiare la candidatura più forte. Il risultato è che Sala parla sciolto e con carisma. Da quasi sindaco. Elencando, davanti a quasi mille persone riunite al Piccolo Teatro Strehler, i punti principali del suo programma. «Se sarò sindaco avrò un’ossessione: creare lavoro», dice subito.
Il discorso include sapientemente tutti i temi e le categorie che serve toccare. Giovani, anziani, donne. Periferie e cultura. Chi vuole sicurezza e chi vuole trasparenza. A tal proposito, Sala annuncia: «Cantone mi ha molto aiutato con Expo e gli chiederò di tornare ancora ad aiutare Milano. La giunta Pisapia è stata una giunta dalle mani pulite, di cui andare orgogliosi. Io voglio un’amministrazione trasparente in obiettivi e traguardi. Come la New York di Bloomberg, che ogni tre mesi offriva un rendiconto ai cittadini».
Con gli avversari Sala sceglie la via del fair play assoluto: «Francesca Balzani, Antonio Iannetta e Pierfrancesco Majorino sono candidati seri e mi onoro di competere con loro». In altri passaggi, però, affiora forte e chiara la voglia di portare a casa il risultato: «Credo di essere l’unico - dice Sala - a poter metter insieme l’opera del governo, delle fondazioni, delle imprese, della Cassa Depositi e Prestiti, degli investitori stranieri. Se io vincerò le primarie, il centrodestra avrà difficoltà come non mai ad oppormi un candidato».
L’ex manager parla a lungo anche di una città metropolitana che, sulle questioni della mobilità e non solo, deve provare ad integrarsi davvero. Parla di periferie e di una deriva parigina da evitare a tutti i costi. Poi infila un annuncio ad effetto: l’intento di riaprire i navigli, i canali urbani milanesi. Un progetto nato già sotto Expo e poi naufragato. Ma Sala ci ha scritto un libro e ci tiene. E lì torna a fare il renziano: «Non è un’operazione nostalgica o retorica, ci impegneremo a fondo per renderlo possibile. E non accetto il “Non si può”. Ho appena finito una cosetta che dimostra che, invece, si può». E giù applausi.