Corriere 17.1.16
Duello Vendola-Orfini, a Roma il centrosinistra si rompe
Il leader di Sel: no a Giachetti candidato. Il commissario pd: avete paura dei gazebo, ci vediamo alle urne
L’ex vice sindaco dem Walter Tocci propone una lista civica pd senza simbolo. La replica: mai
di Monica Guerzoni
ROMA
Vendola che ironizza sulla «spocchia» di Orfini e accusa il premier di
aver «renzizzato» Roma con Roberto Giachetti, visto da sinistra come il
candidato del Partito della nazione. Orfini che replica via Twitter: «Tu
puoi scegliere il candidato nel chiuso di una stanza, mentre chi fa le
primarie divide?». E il leader di Sel: «Voi nel chiuso di una stanza
avete cacciato Marino».
Da alleati a nemici giurati. La sfida per
il Campidoglio parte con uno scontro a sinistra, gravido di
ripercussioni sul piano nazionale. Giachetti ha ceduto al pressing di
Renzi e ha accettato l’«impegno immenso e gravoso» di correre alle
primarie. In «splendida» solitudine, per ora, visto che Stefano Fassina
non si presenterà il 6 marzo ai gazebo del centrosinistra. «Non ci sono
le condizioni», chiude Nicola Fratoianni. Per Renzi la tela delle
alleanze è ancora tutta da tessere e dal gioco del cerino rischia di
divampare un incendio. Di chi è la colpa, se la coalizione è finita in
pezzi? «Noi abbiamo lasciato le porte aperte — attacca Orfini — Se
Fassina ha paura, in bocca al lupo. Ci vedremo alle elezioni». Ma se al
ballottaggio Fassina tifasse per il candidato dei Cinquestelle? Al
culmine di una giornata di accuse tra fratelli coltelli, il candidato
della sinistra avvisa i naviganti: «Una fetta consistente del popolo dem
non vota Pd. Noi vogliamo evitare che un pezzo del nostro mondo si
rassegni, confinandosi nell’astensione o scegliendo altre strade».
A
innescare la lite è il documento con cui Walter Tocci, l’ex vicesindaco
di Rutelli molto corteggiato da un pezzo di sinistra romana, ha
rilanciato la suggestione di una lista civica senza i vessilli del Pd.
«È una cosa irricevibile e priva di senso politico — si indigna Orfini
—. Il Pd si presenta col suo simbolo, orgoglioso di esporlo». Aspra la
replica di Fassina, pronto a farsi da parte per il «lodo» Tocci: «La
responsabilità della rottura è del Pd, che invoca alleanze e tace sul
programma». Quanto a Giachetti, Fassina lo vede come «un ultras del Jobs
act, della scuola, delle trivelle, dell’Italicum, della revisione del
Senato».
E c’è un altro interrogativo che tormenta i dem. Cosa
farà Ignazio Marino? La lista personale sembra tramontata, ma l’ex
sindaco può ancora candidarsi alle primarie. Il resto della tensione
l’ha innescata Tocci sul suo blog. Il senatore assicura che la sua
candidatura «non è mai esistita», però sprona Renzi ad affrontare la
questione romana con «umiltà e coraggio». Lamenta l’assenza di un
«programma credibile», chiede al Pd di metter fine al commissariamento,
invoca il congresso e chiude con un cattivo presagio: «Sono gli stessi
errori del 2013».