venerdì 15 gennaio 2016

La Stampa 15.1.16
Koopman, il “Mister No” dei Paesi Bassi
che può tarpare le ali ai progetti di Roma
Dall’Ilva al credito, il pugno duro del dirigente europeo sugli aiuti di Stato

Nomen omen. In italiano, Koopman vuol dire «il compratore», così una versione potrebbe essere «mercante», il che fa molto arbitro di trattative, nonché «olandese», come è il caso. Gert-Jan Koopman è il dirigente della Commissione Ue responsabile per gli aiuti di Stato, l’alto funzionario che orchestra i verdetti sui denari usati dai governi per le loro aziende pubbliche, per suggerire all’esecutivo di promuovere o bocciare l’operazione e, nel caso, di recuperare il malspeso. Nei palazzi romani è considerato la bestia nera dell’Italia, la causa di molti mali e sofferenze negoziali che, ultimamente, si manifestano sulle banche come sull’Ilva. L’uomo nero della concorrenza. Il Boeman, come lo chiamano i bimbi dei Paesi Bassi.
«E’ un terrier», assicura un giornalista olandese. Nel senso che «quando ha preso l’osso non lo molla». Dentro e fuori le sedi della Commissione lo definisco serio e ambizioso, puntuale al secondo, gran lavoratore, rispettose delle regole. Molto rispettoso delle regole. Per gli italiani è «più tedesco dei tedeschi», ma deve essere perché la dimestichezza col popolo Orange è limitata dalle nostre parti. Un luogo comune è che gli olandesi siano più inflessibili dei cugini germanici, sebbene come tutti i luoghi comuni abbia le sue eccezioni. Quando era alla direzione Ecfin, c’era che trasformava la sua sigla «G.J.K» in «J.F.K.» tanto per sottolinearne l’attitudine alla leadership.
Ha 49 anni, è di Voorburg, appena fuori L’Aia. Vanta una laurea in Economia e una in Lettere, cosa che gli fa ammettere affinità con l’Italia, dominio che comprende la musica classica e il caffè. Di buon’ora lo si incontra spesso correre al parco del Cinquantenario. Avrebbe i numeri per essere direttore generale, se non ci fossero già troppi olandesi in quei piani alti.
La sua missione è consentire alla Commissione di decidere se un governo si è comportato come un qualunque azionista privato oppure no. Compito tosto, che facilmente può alimentare dietrologie. Ora la sua direzione si occupa di noi per i fondi alla banda larga e i trasporti, dove l’inchiesta più recente inchiesta è su Malpensa. I casi controversi italiani, sia detto, non mancano mai.
Gert-Jan Koopman ha declinato di parlare. I funzionari pubblici non lo fanno. E’ la regola. Va rispettata. Il che, per il numero due della Concorrenza, è naturalmente un dogma. Non avrebbe risposto comunque alle accuse di chi dice che olandesi, tedeschi e britannici sono trattati meglio degli italiani. «L’equilibrio di trattamento è centrale per noi», assicura un portavoce dell’esecutivo trovatosi a fare da filtro.
Un ex collega concede che «gli italiani possono essere perdonati se talvolta si sentono raggirati, visto che la cordialità di Koopman può far immaginare ai latini un approccio flessibile». Cosa che non succede, assicura chi lo conosce. «Tutto d’un pezzo, ma aperto e gentile», sintetizza una fonte. Che lo ricorda, una sera di pioggia torrenziale, uscire dalla Commissione e volare via sulla bicicletta, come se fosse una asciutta serata d’estate. [m. zat.]