La Stampa 11.1.16
Nataloni, “anima nera” dell’Etruria
che ha collezionato oltre 100 poltrone
Dalle coop alla politica, i legami del commercialista indagato per il crac
di Gianluca Paolucci
«L’anima
nera è lui», dice un ex consigliere di Banca Etruria. Sta parlando di
Luciano Nataloni, classe 1962 da Massa Marittima in provincia di
Grosseto, commercialista dai molti incarichi e dai molti legami. Studio
in via delle Mantellate a Firenze - a pochi passi dallo studio legale di
Francesco Bonifazi, tesoriere del Pd nonché attuale datore di lavoro
del fratello di Maria Elena Boschi, Emanuele, dopo il suo addio a
Etruria - entra nel cda dell’istituto di Arezzo nel novembre del 2011.
La sua ascesa parte però molto prima: poco più che trentenne inizia a
collezionare incarichi nelle società controllate o partecipate dal
Comune di Firenze.
È sindaco effettivo della Mercafir (la società
che gestisce i mercati generali della città) fino al 2001, sindaco di
Ataf (trasporto pubblico) per dieci anni fino al 2004, presidente del
collegio sindacale della Firenze Parcheggi fino al 2005, sindaco della
Silfi (illuminazione pubblica del Comune) dal 2001 e fino al 2007. Sono
anni di giunte rosse ma il renzismo è ancora di là da venire.
Finiti
gli incarichi per Palazzo Vecchio, l’altra intersezione tra Nataloni e
la politica passa per le coop rosse e i consorzi costituti per gestire i
servizi pubblici in una serie di Comuni della Toscana. Il suo nome
compare ad esempio nella Centro servizi ambiente, che gestisce i servizi
di raccolta di rifiuti per una serie di Comuni della provincia di
Arezzo. Il partner privato, accanto ai Comuni dell’area, è la Unieco,
importante coop emiliana ora in crisi, il cui nome compare anche
nell’inchiesta aretina su Etruria per la vicenda del centro commerciale
Città Sant’Angelo. Ma su questo torneremo più avanti. Nel settore dei
rifiuti, tra coop e enti locali, il suo nome compare anche nella Sta,
holding tra Unieco, La Castelnuovese di Lorenzo Rosi e Cooplat. Lavorerà
anche per il Consorzio Etruria, gigante delle coop rosse travolto da un
crac e tra le società perquisite venerdì dalla Gdf.
L’ultimo
filone d’interesse del «professionista» Nataloni è forse quello che
nella vicenda di Etruria è apparso più volte: gli outlet. E’ presidente
del cda di Città Sant’Angelo, l’outlet alle porte di Pescara costruito
da Castelnuovese e Unieco. Ci arriva tramite la Europ Invest, gruppo
italo-belga specializzato nel settore, al quale si deve anche la
realizzazione degli spazi di Serravalle, Valdichiana (a pochi chilometri
da Arezzo), Reggello (nei pressi di Firenze) e Vigevano (la Vigevano
Village ha sede nel suo studio). Proprio nel business degli outlet
lavora la Party srl di Tiziano Renzi. Di certo a Reggello, forse anche
per il progetto di Fasano, secondo un’inchiesta del Fatto quotidiano.
Ovvero quello portato avanti dalla Egnazia, società presieduta dall’ex
presidente di Etruria Lorenzo Rosi e partecipata da La Castelnuovese, da
un paio di società offshore e dalla Nikila Invest. Società che a sua
volta è socia della Party srl di Tiziano Renzi.
Con Renzi sindaco
di Firenze, Europ Invest e Castelnuovese avevano anche provato a
presentare un progetto per il nuovo stadio della Fiorentina, rimasto
solo sulla carta.
Adesso è indagato dalla procura di Arezzo per la
violazione delle norme sul conflitto d’interessi, per i prestiti
concessi a società delle quali era amministratore, sindaco o consulente.
Sono almeno 14. Tra gli oltre 100 incarichi collezionati in carriera,
Nataloni era anche a capo del Comitato controllo e rischi di Banca
Etruria. Ovvero lo stesso che avrebbe dovuto sovrintendere ai conflitti
d’interesse. Quando gli uffici propongono di realizzare una sorta di
mappatura degli interessi dei consiglieri, scrive Bankitalia in una
relazione, proprio Nataloni boccia l’idea con la motivazione che avrebbe
«ingessato» l’attività del consiglio.