lunedì 11 gennaio 2016

La Stampa 11.1.16
Le toghe: il reato di clandestinità è dannoso
Ma Renzi replica: non posso abolirlo ora
Per i magistrati la norma intasa i processi. E Pansa: la legge va migliorata
di Francesco Grignetti

Dice Matteo Renzi: «Del reato di immigrazione clandestina non si parlerà più nemmeno al prossimo consiglio dei ministri. Secondo i magistrati il reato non serve e intasa i tribunali, ma è anche vero che c’è una percezione di insicurezza per cui questo percorso di cambiamento delle regole lo faremo tutti insieme senza fretta».
È quanto avevano preannunciato ieri i ministri Angelino Alfano e Maria Elena Boschi: il reato così com’è fa schifo, ma gli italiani non capirebbero se lo eliminiamo. Ragionamento che ha avuto il conforto tecnico del Capo della polizia, Alessandro Pansa: «La legge va bene ma può essere migliorata. Il problema vero è che intasa le procure, però in questo momento è anche indispensabile che il nostro Paese lanci qualche segnale dissuasivo».
Una posizione che non convince i magistrati. Anna Canepa è procuratore presso la Direzione nazionale antimafia e segretaria di Magistratura democratica: «Dicono che i cittadini vogliono sicurezza? Giustissimo. Ma se tutti i tecnici vi dicono che quel reato, così com’è, è inutile e addirittura dannoso, di quale sicurezza andiamo parlando? Ai ministri non viene in mente che forse la percezione di insicurezza nasce proprio perché si insiste su un sistema inutile e anzi dannoso che inceppa la macchina dei processi?».
Armando Spataro, procuratore capo di Torino, la vede allo stesso modo. «Mi meraviglia molto leggere di ministri che ammettono l’inutilità di una norma, ma poi preferiscono enfatizzare i supposti effetti positivi sul fronte della comunicazione a scapito dei sicuri effetti negativi sul fronte del processo penale. Ma in fondo è la stessa logica di chi dice di temere l’insicurezza e poi lancia allarmi quotidiani... Perché, il solo annunciare continue espulsioni per sospetto radicalismo, secondo loro, quale effetto ingenera nell’opinione pubblica? Non serve altro che a confermare le paure profonde della gente».
E intanto, dalla prima linea siciliana, il procuratore capo di Ragusa, Carmelo Petralia, spiega perché la magistratura è già un passo oltre la politica. «Guardi, è davvero un reato inutile e dannoso. Da noi, al porto di Pozzallo, sbarcano centinaia di immigrati al giorno, ma non li iscriviamo più al registro degli indagati. Ora che c’è la legge sulla lieve tenuità del fatto, mi sembra pacifico che sia proprio questo uno dei casi previsti dal legislatore. Molto meglio considerarli dei testimoni, il che ci aiuta per le indagini, che devono essere veloci e approfondite se vogliamo identificare gli scafisti nella massa di quelli che sbarcano. Se poi un clandestino viene arrestato per altri reati gravi, tipo lo spaccio o la rapina, allora il reato di immigrazione clandestina diventa una ulteriore aggravante».
La posizione del governo, però, Petralia preferisce non commentarla. «Io capisco e rispetto la divisione dei poteri. Al limite, capisco anche che si possa servire lo Stato con un approccio diverso dal nostro. Però, se il problema è che gli italiani non capirebbero, allora forse servirebbe una buona e puntuale informazione...».