Il Sole 9.1.16
Contratti, ecco il testo dei sindacati
Riforme.
Tre i pilastri del documento: contrattazione, partecipazione e regole.
Si propone l’estensione erga omnes dei minimi salariali
Il documento avrà il via libera degli esecutivi giovedì, poi il confronto con le imprese
di Giorgio Pogliotti
ROMA
L’estensione erga omnes dei minimi salariali contrattuali, in
applicazione dell’articolo 39 della Costituzione, va resa esigibile
attraverso un intervento legislativo di sostegno. Per il modello
contrattuale si conferma l’articolazione su due livelli, con il salario
regolato dal contratto nazionale non più in base alla sola inflazione,
ma all’andamento delle dinamiche macroeconomiche, ad indicatori di
crescita, agli andamenti settoriali. La contrattazione di secondo
livello va sviluppata, trasferendovi competenze affinchè possa
intervenire sui processi organizzativi, sulle politiche orarie,
sull’inquadramento, la sicurezza, con l’obiettivo di migliorare le
condizioni di lavoro e di far crescere la produttività.
Dopo
una lunga elaborazione, è pronta la proposta sul “moderno sistema di
relazioni industriali” elaborata da Cgil, Cisl e Uil che giovedì 14
gennaio alle 15 riuniranno gli esecutivi unitari per il varo definitivo
del testo su cui confrontarsi con le associazioni datoriali - in primis
Confindustria, con cui da tempo è aperto un tavolo - per cercare
un’intesa sul nuovo modello contrattuale. L’obiettivo è quello di
evitare un intervento del governo su temi propri delle parti sociali, a
partire dalla ventilata introduzione del salario minimo legale che per
il sindacato produrrebbe una riduzione generale delle retribuzioni,
mettendo a rischio la contrattazione. Il testo di 17 pagine propone un
nuovo sistema di relazioni industriali che guarda all’intero mondo del
lavoro - anche alle pubbliche amministrazioni verrà presentata una
proposta specifica - con tre pilastri: la contrattazione, la
partecipazione e le regole.
Si punta
anzitutto ad una contrattazione più inclusiva per tutelare tutte le
forme contrattuali che operano nello stessa azienda, superando le
divisioni tra chi è più tutelato e chi meno. Quanto al modello
contrattuale, per Cgil, Cisl e Uil «non sono più immaginabili schemi
rigidi ed immutabili nel tempo»; meglio un sistema generale con regole
di base su cui «innestare in modo flessibile gli adeguamenti» che
servono per assicurare una complementarietà tra i diversi livelli. Il
contratto nazionale deve proseguire nella sua funzione e fissare norme
comuni per tutti i lavoratori del settore di riferimento, con le linee
guida per lo sviluppo contrattazione di secondo livello. Per la parte
economica si propone di superare la sola logica della salvaguardia del
potere d’acquisto; le diverse opzioni indicate per regolare gli aumenti
tengono conto delle proposte presentate a suo tempo dai tre sindacati.
Accanto agli indicatori di crescita economica si fa riferimento agli
andamenti settoriali, attraverso misure variabili che potranno essere
definite da singoli contratti nazionali, anche in relazione allo
sviluppo del secondo livello di contrattazione che è considerato un
fattore di competitività. Per evitare sovrapposizioni tra i livelli, la
vigenza contrattuale può diventare anche quadriennale. Per estendere il
salario di produttività i sindacati propongono che la detassazione venga
resa strutturale, con una riforma del fisco che sostenga il lavoro.
Altra
priorità il sostegno ai modelli partecipativi nelle diverse direzioni:
partecipazione alla governance (per le aziende che hanno adottato un
modello duale si traduce nella presenza nei consigli di sorveglianza),
organizzativa, economico-finanziaria. Insieme allo sviluppo del welfare
contrattuale, la diffusione della previdenza complementare e della
sanità integrativa. Il nuovo sistema di rappresentanza per i sindacati
va reso pienamente operativo, l’eventuale intervento legislativo dovrà
recepire il Testo unico del gennaio 2014.