il manifesto 9.1.16
Vivo o morto? Il centrosinistra della discordia
Elezioni
amministrative. I vertici di Sinistra italiana lanciano da Montecitorio
la campagna anti renziana «#bastaipocrisia». Iniziativa in
contemporanea dei minisindaci capitolini di Sel per salvare la
coalizione con un dibattito pubblico #perRoma al Brancaccio il 23
gennaio
Conferenza stampa a Montecitorio dei
vertici nazionali di Sinistra italiana per la presentazione della
campagna «#bastaipocrisia»
di Eleonora Martini
Il
centrosinistra, questo sconosciuto. Morto e sepolto dalle scelte
politiche del Pd di Renzi per alcuni, per altri è invece ancora vivo e
vegeto nelle esperienze di governo dei territori, perfino in una città
come Roma dove continua ad amministrare tutti i Municipi tranne Ostia,
sopravvissuti al commissariamento del Campidoglio.
La
diatriba dilania in particolare Sel che già litiga con Sinistra
italiana, cioè con se stessa, e ieri è apparsa addirittura divisa
fisicamente in due. Da una parte, i vertici nazionali di Si che da
Montecitorio hanno lanciato la campagna social «#bastaipocrisia», contro
i falsi appelli renziani all’unità e al voto utile a cui credono sempre
meno elettori. E dall’altra, i presidenti e gli amministratori dei
municipi romani di Sel che insieme a quelli del Pd hanno scelto la sala
di vetro della “Casa della città” per lanciare l’iniziativa #perRoma, un
dibattito pubblico che tenterà di riunire al teatro Brancaccio, il 23
gennaio, tutte quelle forze che vogliono «rimettere in campo un’opzione
progressista capace di battere le destre e i populismi» alle
amministrative di giugno.
La questione non è
di lana caprina, almeno fino al ballottaggio: per Stefano Fassina, al
momento l’unico candidato certo a sindaco della Capitale, la coalizione
tra Pd e Sel/Si a Roma è fuori discussione. Non è una questione
ideologica, ma «concreta», spiegano il coordinatore nazionale di Sel
Fratoianni, i capigruppo di Camera e Senato di Si, Scotto e De Petris, e
l’ex dem D’Attorre confluito nel nuovo soggetto di sinistra. Fassina è
assente ma gli altri mostrano le slide della campagna social — «Caro
Matteo, caro Pd #bastaipocrisia» — che invita il Nazareno ad abbandonare
la folle idea del Partito della nazione, e allo stesso tempo risponde
anche a chi dentro Sel considera la ricostruzione del centrosinistra
romano l’unica chance per salire al Campidoglio.
«Se
si vuole governare con la sinistra, bisogna fare una cosa semplice:
fare cose di sinistra. Se si fanno cose di destra, si governa con la
destra», ragiona Fratoianni.
La campagna è
efficace e entra nel merito: «Caro Matteo — recita uno degli slogan — ma
se volete governare con noi nelle città perché non finanziate
l’assunzione dei 20 mila educatori necessari a dare un posto in asilo
nido ad almeno il 33% dei bambini sotto i 3 anni? #bastaipocrisia».
Oppure «Perché da due anni e mezzo la legge sul consumo del suolo è
ancora ferma in commissione?». Fratoianni parla anche ai suoi, quando
ribatte a «chi continua a chiederci responsabilità e unità in nome del
centrosinistra»: «Se la discussione la facciamo sulle questioni concrete
siamo sempre pronti, se invece è ad uso e consumo della prossime
amministrative, allora troveranno da parte nostra la risposta di una
forza politica autonoma».
«Noi siamo pronti»
è invece la firma collettiva con cui i 14 mini-sindaci (di cui due di
Sel) sottoscrivono l’appello #perRoma, «un manifesto senza nomi, e non
si vedeva dal 1918, perché questa non è una iniziativa contro qualcuno e
non è a favore di qualcuno». «Siamo la generazione di amministratori
che si è forgiata nella fase più difficile della storia recente della
città», scrivono, ma la questione non è solo generazionale. I primi
sondaggi su Fassina non sono rincuoranti, e i tanti che hanno affollato
la casa di vetro di Roma capitale — da Foschi e Staffieri del Pd, a
Peciola e Bonafoni di Sel, fino a Di Berardino e Di Cola della Cgil —
supportano la richiesta della presidente dem del I municipio, Sabrina
Alfonsi, di indire «primarie con tutti i candidati del centrosinistra».
Proposte
e candidature «studiate in qualche luogo distante dalla città» sono da
rifiutare, chiarisce Andrea Catarci (Sel) mini sindaco dell’VIII: «Di
qui al 23 gennaio proponiamo una grande raccolta di adesioni per
riaprire un campo largo di centrosinistra. Invitiamo a partecipare tutti
i decisori politici, anche quelli più autistici». La speranza è che ad
ascoltare le forze sociali e sindacali della città ci siano tutti, da
Marino a Orfini, e naturalmente, puntualizza Catarci, «il mio candidato,
Fassina, che sa bene che la coalizione si rinnova ancora nei municipi:
per esempio nella giunta Pd del IV, appena una settimana fa è stata
nominata una vicepresidente di Sel».
Per il
dem Barletta (XIV), «è un errore politico pensare di poter saltare un
giro. Non sono convincenti né la proposta politica del Pd che ripiega su
primarie interne, né quella della sinistra, tutta sulla difensiva, che
guarda al passato. Accogliamo l’appello di Pisapia, Zedda e Doria per
recuperare le esperienze positive del centrosinistra». «È un invito
senza steccati a chiunque, compresi Ferrero e Civati», gli fa eco
Torquati (XV). Apprezza l’iniziativa, entusiasta, il vicepresidente
della Regione Lazio, Smeriglio, che ha assicurato la propria presenza al
Brancaccio.
Ad «ascoltare» ci sarà anche
Fassina che, a distanza, però risponde: «Il centrosinistra è finito nel
nostro popolo, a Roma e in Italia. Nessuna retorica di Palazzo lo può
resuscitare dopo la rottura in Campidoglio del luglio scorso e la
liquidazione dell’amministrazione Marino dal notaio. Dopo le politiche
del governo radicalmente contraddittorie con l’identità del
centrosinistra su scuola, lavoro, ambiente e democrazia». Fassina
ricorda le proposte di Si, «obiettivi concreti e scelte di radicale
discontinuità anche con il centrosinistra. Qual è invece il programma
del Pd? Nessuno ne sa ancora nulla». Solo con «un progetto per Roma
alternativo al Pd del Nazaremo, che domina nella Capitale», avverte il
candidato sindaco di Si, «lasciamo campo libero alla destra».